Le falle del sistema/ Il Paese ferito e i destinatari nell’ombra

di Massimo Martinelli
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Mercoledì 11 Gennaio 2017, 00:05
C’è poco di romanzesco, da libro giallo che intriga e trascina nel mondo della fiction. Quanto di peggio potesse accadere per l’inviolabilità dei dati riservati del nostro sistema politico e finanziario, è accaduto. Ci si chiede come e perché due pur abili esperti di cybersecurity come l’ingegnere nucleare Giulio Occhionero e l’intraprendente sorella Francesca potessero avere escogitato da soli un sistema di spionaggio a strascico che ha violato i segreti di quasi ventimila indirizzi super riservati dei principali esponenti del mondo istituzionale e dell’economia.

La risposta è semplice: non possono aver fatto tutto da soli. E soprattutto: chi sono i riferimenti nazionali e internazionali a cui hanno trasferito in questi anni tutti i dati piratati con un sofisticato sistema di hackeraggio? Chi oggi è in possesso, fuori dai nostri confini, di queste preziosissime quanto esplosive banche dati? A ragione gli inquirenti hanno parlato di rischio per la sicurezza nazionale. E a scorrere la lista delle “vittime”, ovvero i personaggi spiati, non si fatica a crederlo. Ci sono due ex presidenti del Consiglio, il presidente della Bce, un alto prelato della Curia Vaticana, un ex comandante della Guardia di Finanza e perfino un ex vice capo dei servizi segreti civili.

Ciò che poi accresce i timori per la solidità del nostro sistema economico e finanziario è il fatto che molti obiettivi della coppia di spie fossero studi di avvocati di affari che notoriamente gestiscono delicate operazioni fiscali e finanziarie.

La facilità con la quale sono stati arpionati soggetti così rilevanti o delicati fa sorgere molti inquietanti dubbi sulla permeabilità dei sistemi di sicurezza che dovrebbero garantire il sereno svolgimento delle attività istituzionali nonché la riservatezza del sistema economico. La immediata rimozione del responsabile della Polizia Postale, che pure ha condotto l’operazione investigativa, ci fa capire quanto sia ritenuti delicati il contenuto e gli effetti degli innumerevoli dossier oggetti di spionaggio.

A dimostrare la portata planetaria del caso, c’è poi la richiesta di intervento da parte delle autorità italiane all’Fbi per sequestrare le banche dati a cui le spie italiane trasferivano il bottino della loro pesca. Ma al tempo stesso questo passaggio ha consentito ad un Paese straniero per quanto amico come gli Stati Uniti di entrare in possesso di questa messe di materiale top secret. L’auspicio è che da una plateale falla accertata nel nostro sistema possa nascere una reazione immediata che non esponga più il nostro Paese e chi lo rappresenta al rischio di finire preda di una rete internazionale che potrebbe utilizzare (e speriamo non lo faccia) un arsenale di informazioni così scottanti contro gli interessi nazionali. Occorre far presto.

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