Perugia, cyberspionaggio, esposto di Occhionero: prosciolto il pm Albamonte

Perugia, cyberspionaggio, esposto di Occhionero: prosciolto il pm Albamonte
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Sabato 18 Gennaio 2020, 19:55
Il pm Eugenio Albamonte, ex presdiente dell'Anm, è stato prosciolto a Perugia dalle accuse di falso e omissione di atti d'ufficio. L'inchiesta a suo carico era scattata dopo l'esposto presentato da Giulio Occhionero, già condannato dal Tribunale di Roma a cinque anni di carcere insieme alla sorella Francesca Maria (per lei i giudici hanno disposto 4 anni di reclusione) per aver spiato migliaia di indirizzi email attraverso un virus malware allo scopo di ottenere informazioni e dati sensibili di imprese e organi istituzionali. Insieme all'ex presidente dell'Anm in udienza preliminare sono cadute le accuse anche nei confronti di due funzionari della Polizia Postale, che dovevano rispondere di omessa denuncia e falso. E' stato invece rinviato a giudizio per accesso abusivo e detenzione abusiva di password un ausiliario di polizia giudiziaria.

Nell’avviso di conclusione delle indagini, i pm umbri, in relazione alla condotta di Albamonte, scrivevano che, nell'ambito dell'inchiesta sugli Occhionero, il pm dopo avere
«valutato la comunicazione di notizia di reato della Postale e la successiva nota del 1 giugno del 2016, ometteva di procedere all’iscrizione nel registro degli indagati» del consulente della società Mentat Solutions che aveva redatto un report per un cliente che aveva subito un attaccato da un malware, poi girato alla Postale. Dal report «emergevano indizi di reati»: il consulente avrebbe messo in atto condotte illecite accedendo al server di Occhionero.
I due dirigenti della Postale, pur
«essendo venuti a conoscenza di un reato», avrebbero omesso di fare denuncia all’autorità giudiziaria. Ora le accuse sono tutte quante cadute.

L'ex presidente dell’Anm era accusato anche di falso perchè
«redigendo la richiesta di intercettazione al gip, descriveva i fatti e gli elementi di reità emersi a carico degli indagati omettendo di rappresentare compiutamente le condotte realizzate dal consulente», anche nella qualità di ausiliario della polizia giudiziaria, e «in particolare omettendo di rilevare che le stesse costituissero reato».
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