Ddl Nordio, al Senato slitta il voto finale dopo l'approvazione dell'abuso d'ufficio. Ecco di cosa si tratta

Prima è arrivata l'approvazione all'articolo 1 del decreto Nordio sull'abuso d'ufficio, ma alla votazioni finali l'iter si è interrotto per mancanza di tempo. L'approvazione definitiva al Ddl Nordio deve ancora arrivare

Ddl Nordio, approvazione finale rimandata a martedì 13, ecco cos'è il decreto
di Monica De Chiari
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Giovedì 8 Febbraio 2024, 16:23 - Ultimo aggiornamento: 19:33

Il primo voto di Palazzo Madama sul Ddl Nordio è passato, e ha approvato uno dei passaggi più discussi della riforma: l'articolo 1 l'abolizione del reato di abuso d'ufficio. La votazione non è ancora completata, oggi il Senato avrebbe dovuto continuare i lavori verso l'approvazione completa del testo, l'Aula di Palazzo Madama infatti ha terminato il voto sugli emendamenti al ddl, ma, contrariamente a quanto ipotizzato, dichiarazioni di voto finali e pronunciamento finale sul testo arriveranno solo la prossima settimana, più precisamente martedì 13 febbraio. Non c’è stato il tempo per procedere sul provvedimento di modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento giudiziario e al codice dell’ordinamento militare. L’Aula, infatti, era impegnata dall’informativa del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sul caso di Ilaria Salis. Voto slittato dunque. 

L'abuso d'ufficio 


Ma intanto la maggioranza si è già assicurata uno tra i punti a cui teneva di più, in una riforma che è in lavorazione da giugno scorso. Con la prima votazione insieme al centrodestra avevano votato anche Azione di Carlo Calenda e Italia viva di Matteo Renzi, da sempre sostenitori della necessità di cancellare il reato.

Il Ddl Nordio è solo uno dei passaggi della riforma penale che il guardasigilli Carlo Nordio ha detto di avere in mente: sei articoli che toccano temi diversi e tutti sono stati oggetto di polemiche da parte delle opposizioni. L'abuso d'ufficio è previsto dall'articolo 323 del codice penale, e viene considerato quando "il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio" che "nello svolgimento delle funzioni o del servizio" viola delle regole, oppure non si astiene quando dovrebbe (ad esempio quando siamo in presenza "di un interesse proprio o di un prossimo congiunto") e così facendo "intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale", oppure "arreca ad altri un danno ingiusto". In sostanza, quindi, si tratta di approfittare delle proprie funzioni in qualche modo per avvantaggiare o danneggiare qualcuno. Spesso a essere indagati sono sindaci o amministratori locali, che infatti hanno contestato più volte la norma perché ritengono che sia troppo vaga, nonostante una modifica che era stata apportata nel 2020, l'abbia resa più limitata e precisa ma i cui effetti giuridici devono ancora essere mostrati. 

I sostenitori 


Chi sostiene la necessità di abolire il reato cita spesso il fatto che la grandissima maggioranza delle indagini aperte per abuso d'ufficio poi vengono archiviate, ma nel frattempo danneggiano la reputazione di chi è stato indagato. Collegato a questo è l'argomento della ‘paura della firma‘: l'idea è che molti sindaci e altri funzionari pubblici siano esitanti di mettere la propria firma su certi provvedimenti, per timore che qualcuno poi possa impugnarli e denunciarli per abuso d'ufficio.

Le opposizioni 


Al contrario, però, le opposizioni, come anche diversi giuristi (e anche il Quirinale), hanno sostenuto che questo non sia un motivo sufficiente per abolire il reato. Infatti, può succedere che quando si apre un'indagine per abuso d'ufficio poi questa porti a rilevare reati più gravi, che in caso contrario, non sarebbero emersi. 
In Aula, Azione e Italia viva hanno votato insieme alla maggioranza per l'abolizione del reato. Carlo Calenda ha criticato il Pd per il modo "oggettivamente imbarazzante" in cui "si sta arrampicando sugli specchi per spiegare perché è contrario all’abolizione dell’abuso di ufficio contro il parere di tutti i suoi amministratori". Matteo Renzi ha ribadito: "in questo paese i tanti sindaci e assessori del Pd oggi hanno una risposta politica alle loro richieste, peccato che arrivi dall’altra parte politica".

Le altre norme del Ddl Nordio 


Altra norma controversa, considerata inapplicabile dalla magistratura, riguarda la previsione che a decidere sulla custodia cautelare in carcere non sia più un solo giudice ma un collegio di tre giudici. Secondo le opposizioni questa previsione rischia di mandare in tilt gli uffici giudiziari e soprattutto i più piccoli proprio perchè attualmente le toghe sono sotto organico di circa il 15 per cento e creare collegi così ampi nella fase delle indagini preliminari provocherà problemi di incompatibilità e dunque difficoltà a individuare i giudici del procedimento.
Se questa è la riforma che desta più preoccupazione a livello procedurale, a livello politico ha avuto grossa eco anche quella che riguarda la pubblicabilità delle intercettazioni. Il ddl Nordio, infatti, pone il divieto di pubblicazione anche parziale di intercettazioni se il contenuto «non è riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento», ma soprattutto il pm deve vigilare perché non siano presenti trascrizioni di intercettazioni relative a soggetti terzi, di cui comunque va tutelata la privacy. Questo divieto di trascrizione è a garanzia dei non indagati, ma pone sulla polizia giudiziaria la responsabilità di stabilire cosa sia rilevante o meno e che potrebbe anche rischiare di ledere i diritti degli imputati.
E parlando di opposizioni, un problema continua a covare dentro il Pd. Il partito di Elly Schlein si è schierato contro in aula, ma molti sindaci dem si sono espressi a favore della cancellazione. Gli amministratori locali, infatti, si sono sempre considerati vessati a livello penale da norme che ne aumentano la responsabilità oggettiva. 


Il via libera al testo, che sembrerebbe ormai blindato, è atteso dunque con un'ampia maggioranza che oltre al centrodestra vede anche allineati i partiti di Renzi e Calenda. Resta da vedere se, quando arriverà al Quirinale per la ratifica, il testo solleverà osservazioni da parte di Sergio Mattarella.

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