Golpe in Niger, rimosso il presidente Mohamed Bazoum. «La Costituzione è stata sciolta». Chi è il leader nigeriano

I militari, che hanno precisato di agire per conto del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (CLSP), hanno anche annunciato la chiusura dei confini del Paese e l'imposizione del coprifuoco a livello nazionale

Golpe in Niger, rimosso il presidente. «La Costituzione è stata sciolta». Chi è il leader nigeriano Mohamed Bazoum
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Giovedì 27 Luglio 2023, 11:34 - Ultimo aggiornamento: 12:28

Rovesciamento del potere nei Palazzi della politica della città di Niamey. Il presidente del Niger Mohamed Bazoum è stato rimosso dal suo incarico. Lo hanno riferito i militari del Paese, in un messaggio alla televisione nazionale in cui hanno confermato un colpo di Stato. I militari, che hanno precisato di agire per conto del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (CLSP), hanno anche annunciato la chiusura dei confini del Paese e l'imposizione del coprifuoco a livello nazionale.

L'ex leader nigeriano ha così twittato: «I successi duramente conquistati saranno salvaguardati. Ci penseranno tutti i nigeriani che amano la democrazia e la libertà.» 

Costituzione addio?

La Costituzione è stata sciolta. «I confini del Paese sono stati chiusi ed è stato dichiarato il coprifuoco a livello nazionale» dalle 22 alle 5 del mattino, ora locale, fino a nuovo avviso, hanno affermato i soldati, aggiungendo che «tutte le istituzioni» del Paese sono state sospese.

Nell'annuncio televisivo, il colonnello Amadou Abdramane, con altri nove soldati in divisa dietro di lui, ha detto: «Noi, le forze di difesa e di sicurezza... abbiamo deciso di porre fine al regime che conoscete». «Ciò segue il continuo deterioramento della situazione della sicurezza e la scarsa governance economica e sociale", ha proseguito, invitando "tutti i partner esterni a non interferire». 

Cosa sappiamo

All'inizio della giornata, i membri della guardia presidenziale del Niger hanno iniziato un ammutinamento circondando il palazzo presidenziale nella capitale Niamey e bloccando l'ufficio e la residenza del presidente Mohamed Bazoum, alleato chiave dell'Occidente nella lotta contro la militanza islamista in Africa occidentale.

La presunta ragione dell'ammutinamento risiederebbe nell'intenzione di Bazoum di destituire il comandante della Guardia Presidenziale, il generale Omar Tchiani. Intanto il dipartimento di Stato americano aveva fatto sapere che il segretario Antony Blinken in giornata aveva parlato con il presidente del Niger, assicurando il sostegno degli Stati uniti mentre si infittivano le voci di un tentativo di colpo di Stato. "Il Segretario ha trasmesso il fermo sostegno degli Stati Uniti al Presidente Mohamed Bazoum e alla democrazia del Niger", è stato spiegato.

Blinken «ha sottolineato che gli Stati Uniti stanno dalla parte del popolo nigerino e dei partner regionali e internazionali, condannando questo tentativo di prendere il potere con la forza e ribaltare l'ordine costituzionale». Il segretario Usa ha però precisato «che il forte partenariato economico e di sicurezza degli Stati Uniti con il Niger dipende dalla continuazione del governo democratico e dal rispetto dello stato di diritto e dei diritti umani», ha reso noto ancora il dipartimento di Stato in una nota. 

Le parole di Tajani e di Guterres

Nella serata di ieri, al termine del Consiglio dei ministri, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha spiegato che i «circa 170 italian»" che vivono in Niger «sono stati tutti contattati dall'Unità di crisi della Farnesina, e tutti sono stati invitati a rimanere nelle loro abitazioni». «Per quanto riguarda i nostri connazionali ci sono notizie positive" e tutti "sono al sicuro", ha aggiunto il ministro.

Tajani ha detto che "alcuni spari hanno avuto luogo attorno al palazzopresidenziale tra le guardie presidenziali e l'esercito."Vedremo come evolve la situazione. Il Niger è un paese strategico per la stabilità dell'area del Sahel, e seguiamo con la presidente del Consiglio minuto per minuto l'evolversi della situazione», ha insistito, ricordando che nel Paese si trova anche un nostro contingente militare, «ma non nel luogo degli scontri».

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Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, da parte sua, sta seguendo gli sviluppi e condanna qualsiasi tentativo di prendere il potere con la forza nel paese. "Il segretario generale Antonio Guterres segue da vicino la situazione. Condanna con la massima fermezza qualsiasi tentativo di prendere il potere con la forza e di minare il governo democratico, la pace e la stabilità in Niger", ha dichiarato il suo portavoce Stephane Dujarric. 

Le reazioni della Ue, Washington e Berlino

Il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, a quanto si apprende da fonti europee, segue in stretto contatto con l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell gli ultimi sviluppi in Niger. Michel e Borrell hanno avuto due colloqui telefonici, nel corso della giornata, con il presidente del Niger Mohamed Bazoum e hanno parlato anche con l'ex presidente dello Stato sahariano, Mahamadou Issoufou. Bazoum, spiegano le stesse fonti, è nella sua residenza presidenziale assieme alla sua famiglia e il palazzo è tuttora circondato da unità della guardia presidenziale. «Siamo molto preoccupati per questi eventi che sembrano porsi come un tentativo di prendere il potere con la forza. Condanniamo il tentativo di destabilizzare il Niger e la sua democrazia e facciamo appello affinché Bazoum ritrovi la sua libertà», sottolineano le fonti europee ricordando che il Niger «è un polo di stabilità» nella regione e «tale deve restare». Michel, si spiega ancora, «è in contatto con diversi capi di Stato della regione. Una delegazione nigeriana dovrebbe recarsi» a Niamey «a breve».

«Seguiamo con grande preoccupazione gli eventi in Niger. Condanniamo il tentativo di alcuni militari di rovesciare l'ordine democratico costituzionale del Niger e li invitiamo a rilasciare immediatamente il democraticamente eletto presidente Bazoum». Lo scrive oggi il ministero tedesco degli Esteri. Per Berlino, «gli sforzi dell'Unione Africana e dell'organizzazione regionale Ecowas a questo proposito hanno il nostro pieno sostegno. La violenza non è un mezzo per far valere interessi politici o personali».

Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha chiesto il «rilascio immediato» del presidente nigerino Mohamed Bazoum. «Chiediamo il rispetto immediato dello stato di diritto e della sicurezza pubblica», ha detto ai giornalisti a Wellington durante una conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri Nanaia Mahuta. «Siamo molto preoccupati per gli sviluppi in Niger - ha aggiunto - Ho parlato poche ore fa con il presidente Bazoum e ho chiarito che lo sosteniamo con forza come presidente democraticamente eletto del Paese», ha aggiunto Blinken. Gli Stati Uniti, ha proseguito, condannano «qualsiasi tentativo di prendere il potere con la forza e di sfidare e sconvolgere l'ordine costituzionale». 

Chi è Mohamed Bazoum

Nel 1990 ha fondato il «Parti nigérien pour la démocratie et le socialisme», di cui è presidente dal dicembre 2013, ha ricoperto numerose cariche istituzionali: deputato nel 1993, 2004, 2011 e 2016, ha retto i dicasteri degli Esteri (1995-96; 2011-15) e degli Interni  (2016-20).

Candidato scelto dal presidente uscente M. Issoufou, di cui è sodale, in vista delle presidenziali, si è affermato al primo turno delle consultazioni, tenutosi nel dicembre 2020, con il 39,3% dei voti contro il 16,9% andato all'ex presidente M. Ousmane; il risultato è stato confermato al ballottaggio, al quale B. ha ottenuto il 55,7% dei voti, subentrando nella carica al presidente uscente Issoufou e permanendovi fino al luglio 2023, quando è stato rimosso da un golpe militare guidato dal generale e capo di stato maggiore S. Mody. 

La figura (e l'importanza) di Bazoum per l'Occidente

Bazoum era arrivato al potere nel 2021 salutato dall'Occidente come il primo leader del Paese a raggiungere il potere attraverso una transizione democratica. Su di lui, Ue e Usa avevano riposto le speranze per inaugurare una nuova stagione di stabilità nel Sahel. La regione si trova ad affrontare da un lato la minaccia terroristica, dall'altro la competizione egemonica tra Occidente, Cina e Russia.

Non a caso, gli Stati Uniti hanno speso circa 500 milioni di dollari dal 2012 per aiutare il Niger a rafforzare la sua sicurezza, mentre l'Ue ha avviato una missione militare di tre anni volta a migliorare l'esercito nigerino. Nel 2022, quando il presidente Emmanuel Macron ha deciso di abbandonare il vicino Mali spianando la strada al gruppo di mercenari russi Wagner, la Francia spostò proprio qui le sue truppe.

Per l'Italia, la situazione in Niger, è preoccupante in particolare per la questione migratoria: il Paese, come dicevamo, è snodo dei flussi di migranti che in particolare dalla Nigeria prendono la strada che porta alla città nigerina di Agadez e da qui verso Algeria e Libia, fino in Italia. Secondo la Caritas, nel 2019 c'erano quasi 300mila persone tra rifugiati e sfollati interni pronti a lasciare il Niger per raggiungere l'Europa.   

Occidente e Unione africana hanno già avviato i loro sforzi diplomatici per evitare lo scoppio di una guerra civile e trovare un compromesso con le guardie presidenziali guidate dal generale Omar Tchiani che hanno deposto Bazoum.

«Tutti i mezzi saranno utilizzati, se necessario, per ripristinare l'ordine costituzionale in Niger, ma l'ideale sarebbe che tutto avvenisse in pace e armonia», ha detto il presidente del vicino Benin, Patrice Talon. 

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