Terme di Fogliano, per il fallimento chiesto il giudizio di 14 persone, la Procura: «Patrimonio dissipato»

Terme di Fogliano, per il fallimento chiesto il giudizio di 14 persone, la Procura: «Patrimonio dissipato»
di Elena Ganelli
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Martedì 13 Luglio 2021, 05:02 - Ultimo aggiornamento: 10:51

La Procura della Repubblica di Latina ha chiuso l'inchiesta sul fallimento della società Terme di Fogliano e ha inviato a 14 persone, tra ex presidenti, consiglieri di amministrazione e revisori dei conti, l'avviso di conclusa indagine nella quale si ipotizza a carico di tutto il reato di bancarotta. Si tratta di Vittorio Raponi, Alessandro Novaga, Enrico Cecchini, Florindo Donatucci, Salvatore Apostolico, Franco Mansutti, Savarino Morelli, Adriano Verdesca Zain, Paolo Marini, Paride Martella, Salvatore D'Amico, Luigi Natalino Carabot, Vincenzo Loreti e Romeo Emiliozzi.


Secondo il sostituto procuratore Claudio De Lazzaro ciascuno di loro avrebbe contribuito alla bancarotta della società, dichiarata fallita dal Tribunale di Latina nel dicembre 2017. In realtà gli accertamenti che hanno portato a delineare l'ipotesi di bancarotta contestata ai 14 indagati sono risaliti indietro nel tempo, fino al 1991 per poi ricostruire tutte le diverse fasi di gestione della spa a capitale pubblico essendo le quote detenute per la maggior parte dal Comune di Latina e per la parte residua dall'amministrazione provinciale e dalla Camera di Commercio.


LA RICOSTRUZIONE
Secondo la Procura i primi sei avrebbero dissipato il patrimonio sociale con la rinuncia alla concessione mineraria del valore all'epoca di quasi 320 milioni di lire deliberata nel 1991 dal Cda, operazione cui contribuivano i componenti del collegio sindacale abdicando ai doveri di controllo. Apostolico, Morelli, Verdesca Zain, Marini, Martella e Mansutti avrebbero provocato il fallimento della società per effetto di operazioni dolose sottoscrivendo con il Comune una convenzione integrativa sui rapporti tra ente locale e società per la realizzazione di un parco termale che ha avuto come conseguenza spese per circa 5 miliardi di vecchie lire per opere che dopo la rinuncia alla concessione mineraria sono state attribuite al Comune, una condotta che determinava il dissesto della società all'atto della ricognizione di debito alla fine del 2000 da Apostolico a favore della società Condotte, incaricata dei lavori di perforazione.


A Salvatore D'Amico viene inoltre contestato, in qualità di liquidatore della spa da luglio 2004, di avere tenuto in modo irregolare e incompleto le scritture contabili nell'anno 2016 oltre che di avere ritardato il fallimento della società aggravandone la situazione insieme a Carabot, Emiliozzi e Loreti quali componenti del collegio sindacale.

E ancora Apostolico, presidente del Cda dal 1996 al 2002, avrebbe dissipato parte del patrimonio sociale con l'erogazione di compensi a proprio favore per un ammontare di oltre 380 milioni di lire privi di contropartita e contrari agli interessi della società. Ed è sempre ad Apostolico che viene contestato il rilascio di una ricognizione di debito per 7 miliardi di lire superiore di oltre 2 miliardi rispetto a quello previsto a favore della società Condotte, incaricata delle perforazioni a Fogliano e poi ricorrente per decreto ingiuntivo proprio grazie a quel titolo. Insomma attraverso gli otto capi di imputazione viene delineato un quadro complessivo di condotte e azioni da parte dei 14 indagati che hanno la possibilità di depositare memorie o farsi ascoltare prima della richiesta di rinvio a giudizio - che hanno portato, nel corso di alcuni decenni, la società Terme di Fogliano alla bancarotta.


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