Sanità, come cambiano i servizi al cittadino in provincia di Latina: venti case e nove ospedali di comunità

Sanità, come cambiano i servizi al cittadino in provincia di Latina: venti case e nove ospedali di comunità
di Laura Pesino
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Giovedì 2 Settembre 2021, 05:02 - Ultimo aggiornamento: 10:44

La sanità rimodulata sul principio della prossimità, per ridurre le disparità territoriali, avvicinare i servizi ai cittadini e ridurre i tempi di attesa. La rivoluzione in atto nel Lazio e in provincia di Latina passa per il Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza, che porterà nella regione complessivamente 2 miliardi di euro. Asl e Regione puntano dunque sulla definizione di nuove progettualità e su una mappatura del territorio per ridisegnare un modello di erogazione delle cure attraverso due strutture strategiche da creare ex novo o da recuperare: Case della comunità e ospedali di comunità. A spiegare gli interventi in programma sono stati ieri la direttrice generale della Asl pontina Silvia Cavalli e l'assessore del Lazio Alessio D'Amato, insieme al prefetto Maurizio Falco, al sindaco Damiano Coletta e al presidente della Provincia Carlo Medici. Il progetto consegnato alla Regione prevede di realizzare sul territorio pontino una rete di strutture e presidi territoriali, il cui perno è rappresentato dal sistema delle Case della comunità, una ogni 25mila abitanti. «E' uno strumento spiega la manager Cavalli che si prefigge di coordinare tutti i servizi sanitari offerti ma la sua particolare focalizzazione sarà sui pazienti cronici, con una forte presenza di medici di medicina generale, di specialisti e di servizi dei Comuni per l'integrazione socio sanitaria».


Le Case della comunità, che fino ad ora avevamo chiamato Case della salute, avranno il ruolo di ponte tra il domicilio e il paziente e saranno sempre di più punti di riferimento per i cittadini fornendo risposte globali ai bisogni di salute della popolazione anche grazie all'attivazione della telemedicina e del teleconsulto. Tra i servizi erogati ci saranno il punto unico di accesso, quelli dedicati alla tutela della donna, del bambino e dei nuclei familiari, i servizi assistenziali per fragili e anziani.


I DATI
Nel dettaglio saranno 20 in tutta la provincia: quattro nel distretto socio sanitario 1, sei nel distretto 2, due nel distretto 3, quattro nel distretto sanitario 4 e altrettante nel distretto 5. Discorso diverso invece per l'ospedale di comunità, che si riferisce alla cosiddetta assistenza intermedia ed è destinato invece ad interventi sanitari di media e bassa intensità clinica e degenze di breve durata. I presidi in questo caso saranno nove, ricalcando il bacino di popolazione di ciascun distretto: due gli ospedali di comunità nel distretto 1 e nel distretto 2, uno nel distretto 3, altri due nel distretto 4 e altrettanti nel 5. Accanto a queste due strutture strategiche arriveranno cinque centrali operative territoriali uniformemente distribuite in tutti i distretti, che dovranno gestire anche la telemedicina, un'esperienza già avviata con successo durante la pandemia. «Sempre di meno saremo una sanità di attesa, che aspetta il paziente che arriva spiega la direttrice Silvia Cavalli - Sempre di più saremo invece una sanità di iniziativa, con modelli di presa in carico attiva che aumenteranno e diventeranno la modalità principale dell'azienda sanitaria. Tutto questo si svilupperà all'interno di reti cliniche per garantire anche l'intensità di cure ai pazienti». I tempi di realizzazione? «Strettissimi - garantisce D'Amato - Dobbiamo presentare una progettualità con tempistiche e cronoprogramma certi. L'Europa concede i fondi ma i fondi devono andare a compimento».

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