Sanità sul territorio, case di comunità "spoke". La proposta Enpam: medici di base insieme

Sanità sul territorio, case di comunità "spoke". La proposta Enpam: medici di base insieme
di Marco Barbieri
4 Minuti di Lettura
Giovedì 9 Novembre 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:23

Il presidio territoriale del Sistema sanitario nazionale è la frontiera che decide la qualità del servizio.

È uno dei punti deboli che la pandemia ha evidenziato: tra Pronto Soccorso aggredito senza motivi di urgenza e medico di base snobbato, a favore degli specialisti, il cittadino si è trovato (e si trova) sperduto nell’incertezza della prestazione e nella rarefazione dei luoghi dove toccare con mano la cura, e prima l’esame e la diagnosi. Sembrava che la parola magica fosse “Case di comunità”: hub progettati a tavolino per ricompattare servizi sanitari essenziali sul territorio, per colmare buchi e per assicurare servizi. Avrebbero dovuto essere 1.350 strutture, realizzate con i fondi del Pnrr. Si è presto ridimensionato l’obiettivo, e sono state ridotte a poco più di 900. Una ogni 300 chilometri quadrati, secondo la media del pollo di Trilussa. Vuol dire che in molte aree del Paese – sulle isole, nei comuni montani, nelle aree interne – la densità sarebbe quasi dimezzata, una Casa di comunità ogni 400-500 chilometri quadrati. A questo punto meglio cercare il Pronto Soccorso dell’ospedale rimasto aperto. Ma sta andando anche peggio delle peggiori previsioni. Secondo l’Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas) sono appena il 13% le Case di Comunità Hub già in funzione rispetto a quelle previste dal piano con scadenza 2026, in appena 6 regioni. In questo orizzonte critico si inserisce la proposta di Enpam, l’ente di previdenza dei medici: favorire la nascita di Case di comunità periferiche (“spoke”, secondo una terminologia dove l’hub centrale viene integrato da una rete periferica).

Progetto che suggerisce ai medici di base di mettersi insieme, secondo un criterio libero-professionale, non secondo un disegno centralizzato: «Dove lo Stato non arriva, può lo spirito d’impresa di questi medici liberi professionisti convenzionati», commenta Alberto Oliveti, presidente Enpam. I medici di base costituiscono un presidio insostituibile, attualmente non funzionale per la polverizzazione della rete, che rende impossibile l’erogazione di molti servizi di medicina di base, proprio per la dispersiva organizzazione degli studi.

Enpam offre mutui e finanziamenti per consentire ai medici di base (e pediatri di libera scelta) di mettersi insieme, in immobili da affittare o acquistare, per dare vita a presidi sanitari articolati in ogni periferia del Paese. Se i 40mila medici di base si consorziassero in cinque unità, avremmo una Casa di comunità spoke almeno in ogni Comune italiano. Con l’integrazione funzionale di almeno 5-6 professionisti (uniti in cooperativa o società di professionisti) sarebbe possibile effettuare la diagnostica di base che oggi non si può eseguire per la mole delle visite ai pazienti. L’integrazione dei servizi dei medici di base potrebbe finalmente consentire di svolgere diagnosi con la strumentazione tecnologica più avanzata. Nelle Case di comunità spoke i medici potranno restringere il campo dei possibili percorsi diagnostici specialistici indirizzando il paziente verso la strada da seguire; monitorare patologie croniche come per esempio diabete, ipertensione, problemi cardiaci, patologie respiratorie croniche; escludere patologie gravi. «Oggi stiamo vivendo un maxi-esodo dei medici di medicina generale che si stanno pensionando, ma le nuove leve sono adatte, motivate e formate per lavorare in team – commenta Oliveti – e in strutture più moderne, accessibili, connesse, integrate e sicure». Oltre alle risorse che mette a disposizione Enpam, ci sono i soldi del Fondo di garanzia per i liberi professionisti, promosso dallo Stato, che dispone già di 280 milioni di euro. Settemila euro per medico di base, vuol dire 35-40mila euro per attrezzare una Casa di comunità spoke composta da 5-6 medici di base. E qui è ancora Enpam a fornire una nuova opportunità, con la piattaforma Tech2Doc (che diventerà App entro fine mese), che ha l’obiettivo di aiutare i professionisti di medicina di base a gestire le nuove tecnologie nella pratica quotidiana. Il progetto Tech2Doc dell’Enpam sarà oggetto di studio oggi, 9 novembre, alla conferenza Frontiers Health, evento globale sulla sanità digitale che quest’anno si tiene a Roma, all’Auditorium della Tecnica. L’iniziativa di formazione e aggiornamento promossa da Enpam ha peraltro già ottenuto il “Premio Forum Sanità 2023”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA