Pianificare oppure no? Il dilemma di Latina, dal Prg di Cervellati al piano Budoni

Pierluigi Cervellati
di Vittorio Buongiorno
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Sabato 16 Settembre 2023, 11:12

LA STORIA

Sembra una costante per Latina: da oltre vent'anni sempre sospesa tra un'ansia pianificatoria e il suo opposto, gli interventi «agili» e parcellizzati; tra la visione futura e il risultato prima possibile; tra la gallina domani e l'uovo oggi, tanto per banalizzare. Risultato? Il nulla di fatto. Sta accadendo di nuovo con il Piano Strategico redatto dal Cersites della Sapienza presentato in commissione e già bocciato a posteriori dall'assessora Annalisa Muzio.

LA SCELTA DI FINESTRA

Partiamo dall'inizio. Metà degli anni Novanta, il sindaco Ajmone Finestra, ex combattente della Repubblica di Salò, ex senatore del Msi, primo sindaco di destra di Latina, chiama l'urbanista bolognese, professore universitario notoriamente di sinistra, Pierluigi Cervellati a ridisegnare il nuovo piano regolatore della città. L'architetto spiega che bisognerà «costruire sul costruito», ipotizza «mille nuovi abitanti nel centro storico», dice che «l'acqua può costituire il filo conduttore per restituire l'identità perduta». Ma nel 2000 parte l'istruttoria pubblica del Prg, cominciano i problemi. A Forza Italia quel piano non piace, il braccio di ferro con Finestra dura per oltre un anno. Nel 2001 la variante generale viene approvata (con i voti favorevoli di due consiglieri Ds e due Ppi), ma avrà vita breve. Appena un anno dopo i giudici del Tar accolgono il ricorso e bocciano il piano Cervellati. Tutto da rifare. Nel frattempo Finestra ha finito il suo mandato ed è arrivato Vincenzo Zaccheo. Il nuovo sindaco ha tutt'altre idee e il Prg finisce in soffitta. Si spiega che non si può «ingessare» la città e che servono piuttosto interventi rapidissimi e concretissimi. Cominciano gli anni delle varianti. «Riadottarlo in questo momento sarebbe impossibile - disse all'epoca l'assessore all'Urbanistica Massimo Rosolini - oltretutto richiederebbe tempi lunghi bloccando tutto il territorio».

LE TRENTA VARIANI AI PPE

In un decennio vengono messe in cantiere trenta varianti ai Piani particolareggiati. Nel frattempo Zaccheo viene sfiduciato e tocca al suo successore Giovanni Di Giorgi approvare sei di quei nuovi piani particolareggiati, viene scelta la procedura semplificata, e sarà l'inizio della fine. I sei Ppe verranno revocati in autotutela dal commissario Giacomo Barbato dopo le inchieste e le dimissioni di Giovanni Di Giorgi. Ma il sindaco, nel frattempo, aveva cambiato rotta rispetto al suo predecessore. Il 3 dicembre del 2013, su mandato dell'assessore all'Urbanistica Orazio Campo (tra l'altro appena nominato presidente dell'Ater di Roma) il dirigente Rino Monti affida l'incarico per la redazione del Documento preliminare di indirizzi al Piano Urbanistico Generale Comunale agli architetti Paolo Costanzo e Lorenzo Pasquarelli. Ne viene fuori un documento di 50 pagine, integrato da altre 48 di analisi storica. L'idea portante è quella di una «Latina futura, come caposaldo e baricentro della Pianura Pontina, città integrata e sostenibile attraverso un Progetto integrato di area vasta esteso ai comuni confinanti».
Sono anni turbolenti, la maggioranza di centrodestra è perennemente in guerra e si naviga a vista. Nel febbraio del 2015 Costanzo e Pasquinelli vengono convocati dal sindaco Di Giorgi e scoprono che saranno affiancati da Maria Prezioso, ordinario di Geografia Economica e Politica a Tor Vergata. A marzo la doccia fredda: i due progettisti scoprono che la redazione del nuovo Piano Regolatore, per volontà del sindaco, sarà affidato alla Prezioso. In realtà non se ne farà nulla.

I DUE PIANI

In Comune arriva Damiano Coletta, ma il documento di Costanzo e Pasquinelli resta in fondo a un cassetto. Di nuovo Prg non si parla più. Si punta invece su un nuovo strumento, il piano strategico per la crescita del capoluogo in vista del Centenario, che non pensi solo all'urbanistica ma offra spunti per la Latina del domani. E qui accade una cosa curiosa. Il 30 dicembre del 2019 viene pubblicata una determina con cui viene dato incarico al Cersites (il Centro di Ricerche e Servizi per l'Innovazione Tecnologica Sostenibile di Sapienza) «per l'esecuzione del programma di ricerca concernente studi propedeutici all'elaborazione del Piano strategico del territorio del Comune di Latina». Appena 25 giorni più tardi il sindaco Coletta nomina con decreto Paolo Marini promotore e coordinatore del comitato tecnico da costituire «per la promozione e la raccolta delle idee provenienti dalla Città, gruppi, associazioni, formazioni sociali e da tutti gli stakeholders che parteciperanno alla formazione del Piano Strategico Latina 2032».

L'EPILOGO

Due piani strategici insomma. Lo studio preliminare di quest'ultimo viene presentato nel 2020 e a dicembre passa in consiglio comunale. L'altro, quello del Cersites è approdato in commissione pochi giorni fa. Del primo si sono perse le tracce. Il secondo è stato già bocciato 48 ore dopo la commissione dall'assessora Annalisa Muzio che dopo averne elogiato il contenuto ha detto in sostanza «non sono nostre idee» e spiegato che la città ha bisogno di altro, «l'attuale amministrazione - dice - ha obiettivi concreti da perseguire nell'immediato: lavoriamo all'adozione di piani urbanistici, agili e innovativi». E' il de profundis, il pendolo tra pianificazione a lungo termine e voglia di soluzioni immediate continua la sua corsa.
Vittorio Buongiorno
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