Il nuovo mammografo al Goretti, arma in più nella lotta ai tumori

Il nuovo mammografo al Goretti, arma in più nella lotta ai tumori
di Vittorio Buongiorno
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Sabato 17 Giugno 2023, 09:49 - Ultimo aggiornamento: 09:53

SANITÀ

Taglio del nastro ieri pomeriggio per il mammografo di ultima generazione installato al Goretti. Un giorno di festa che era atteso da mesi. Il macchinario era bloccato dalla fine dello scorso anno in un magazzino perché non c'erano spazi adeguati dove installarlo.

TENACIA

«C'è voluta tutta la tenacia della manager Asl Silvia Cavalli per riuscirci» commenta soddisfatto il professor Carlo De Masi, responsabile della UOS di Senologia Ospedale di Latina. Operazione non semplice perché davvero al Goretti gli spazi sono sfruttati al millimetro. La soluzione è stata trovata al piano -1 dei nuovi ambulatori. Due stanze, una per il mammografo, una per l'ecografo, con un corridoio che funge da sala d'attesa, spazi arredati da bellissime opere di Sergio Ban, l'indimenticato artista pontino, donate dalla moglie. «Ma questo è solo il primo step- racconta la Cavalli - perché l'obiettivo è quello di portare al secondo piano del Porfiri l'intero centro di senologia».

LE CARATTERISTICHE

Poi, tocca al primario De Masi spiegare le potenzialità del nuovo macchinario: «Oltre a permetterci di fare mammografie digitali con tomosintesi in modo ancora più performante, questo apparecchio consente di fare l'esame anche con il mezzo di contrasto. Un'innovazione tecnologica che pochi centri hanno attivato in Italia». Questo significa che, se necessario, «con un unico esame è possibile fare entrambe con un solo esame» spiega il professore. Questo riduce sensibilmente i tempi. Non solo. Laddove durante l'esame dovessero emergere dubbi, la paziente viene accompagnata nell'altra sala e sottoposta immediatamente a una ecografia con un macchinario avanzatissimo. «Questo ci posiziona tra i centri tecnologicamente più avanzati del Lazio» dice De Masi.

LE BIOPSIE

«Ma non è tutto, la particolarità di questo nuovo strumento di alta diagnostica riguarda anche la radiologia interventistica. Ci permette selezionare sezioni di tessuto sempre più sottili da sottoporre a biopsia, non si sbaglia neanche di mezzo millimetro». E tutto ciò vuole dire essenzialmente una cosa: «Possiamo fare diagnosi su microcalcificazioni sempre più piccole individuando tumori allo stadio iniziale avendo praticamente la certezza di guarigione della paziente».
Ecco perché è sempre più fondamentale la riuscita'adesione agli screening e in particolare quello dei tumori della mammella. «Quella di oggi è l'occasione per sottolinearne l'importanza - spiega la direttrice generale Cavalli - Questa è una battaglia che va giocata tutta nelle fasi iniziali della malattia, per questo lo screening di primo livello è fondamentale».

I NUMERI

La convinzione è che grazie a questi nuovi macchinari sarà possibile individuare sempre di più e sempre più precocemente tumori della mammella anche nella fascia non coperta dallo screeningtra i 40 e i 50 anni. All'interno della "Brest unit", fondata a Latina da De Masi e dal senologo Fabio Ricci che ne direttore clinico, vengono effettuate effettua ogni anno tra le 5 e le 6 mila mammografie cliniche a donne tra i 40 e i 50 anni con circa 500 prestazioni di interventistica circa 2.500 ecografie.
Ora l'obiettivo è aumentare i numeri dello screening. «Potremmo arrivare al 50% delle donne chiamate a sottoporsi allo screening» ammette una delle dottoresse dell'equipe di De Masi. «Sarebbe un risultato importantissimo - le fa eco il primario - se si considera che in una Regione virtuosa come l'Emilia Romagna arriva al 65%».

LE REAZIONI

Soddisfazione è stata espressa anche dalla sindaca Matilde Celentano: «Come medico, come donna e anche come presidente dell'assemblea dei sindaci per la Sanità, questa è una battaglia fondamentale». Anche i consiglieri regionali Enrico Tiero e Vittorio Sambucci hanno ribadito l'importanza di questo step: «Solo creando una forte sinergia fra istituzioni e Asl si possono portare a casa risultati concreti e visibili per centinaia di migliaia di utenti», aggiungendo che «assicurare strumentazioni più efficaci assume un aspetto prioritario data l'essenzialità della prevenzione».
La presentazione si è chiusa con il concerto nell'atrio del Goretti dalla pianista Alessandra D'Aprano che ha suonato su uno strumento donato alla Breat unit da un'altra paziente, con l'intento di accompagnare le donne anche con la musicoterapia.

V.B.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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