Latina, clan Travali, al via il processo Reset

Latina, clan Travali, al via il processo Reset
di Elena Ganelli
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Giovedì 11 Novembre 2021, 05:03 - Ultimo aggiornamento: 12:09

Dovranno comparire davanti al giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Roma Monica Ciancio il 10 dicembre prossimo le 33 persone indagate nell'operazione Reset che il 17 febbraio di quest'anno ha portato in carcere 19 persone appartenenti al clan Travali e iscritto le rimanenti nel registro degli indagati.
Nei loro confronti i magistrati della Direzione distrettuale antimafia Corrado Fasanelli e Luigia Spinelli hanno depositato nei mesi scorsi una richiesta di rinvio a giudizio per reati che a vario titolo comprendono l'associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso, una trentina di estorsioni aggravate anch'esse dal metodo mafioso e omicidio, aggravato dalla finalità di agevolazione mafiosa.
L'indagine, condotta dalla Squadra mobile di Latina grazie alle rivelazioni dei pentiti Agostino Riccardo e Renato Pugliese rappresenta di fatto una prosecuzione di Don't touch e ha scoperchiato le attività criminali del clan che faceva riferimento alla famiglia Travali in particolare Angelo, Salvatore e Giuseppe e al quale appartenevano tra gli altri Vera Travali, Francesco Viola, Luigi Ciarelli, Cristian Battello, Alessandro Zof, Costantino Di Silvio detto Cha Cha e il poliziotto Carlo Ninnolino.
L'organizzazione non operava soltanto a Latina ma per quanto riguarda le attività di spaccio di sostanze stupefacenti aveva conquistato il monopolio in questo settore dopo che i componenti della famiglia Di Silvio erano finiti in carcere aggiudicandosi oltre a Latina le piazze di Cisterna, Aprilia e Sezze avvalendosi di quattro fornitori. Il clan si occupava inoltre di estorsioni facendo leva sul gruppo criminale di appartenenza e nella loro rete sono finiti commercianti, imprenditori e professionisti del capoluogo pontino che per paura non hanno mai denunciato.
Tra i capi di imputazione figura persino un omicidio che per gli inquirenti è stato commesso con l'aggravante mafiosa: quello ai danni del rumeno Giuroiu avvenuto a marzo 2014 per il quale sono stati già condannati via definitiva Manuel Ranieri, Mirko Ranieri e Ionut Adrian Ginca ma per commettere il quale sarebbero state utilizzate armi fornite da Angelo Travali. Gli investigatori hanno inoltre scoperto come i fratelli Travali siano riusciti a gestire le loro attività di spaccio anche dal carcere dove erano e sono tuttora detenuti grazie alla complicità di agenti di polizia penitenziaria compiacenti e alla corruzione di pubblici ufficiali. Le parti offese sono complessivamente 29 tra cui professionisti, commercianti, imprenditori e ristoratori.

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