CITTÀ DEL VATICANO Solitamente imperturbabile e placido il piccolo Stato vaticano in questi giorni sembra suonato come un pugile, scosso per quanto sta accadendo, impaurito dal silenzio delle fonti ufficiali che, in questo modo, amplificano lo stillicidio di indiscrezioni su presunti illeciti avvenuti nella stanza dei bottoni, la Segreteria di Stato - dove si sarebbero consumati gravissimi episodi di mala gestio sotto gli occhi del Papa, tenuto all'oscuro di corruttela e opacità. Lo scrittore britannico Morris West che a suo tempo definì il Vaticano un paese di lavandaie, se fosse ancora vivo dovrebbe ricredersi: le persone che vi abitano o vi lavorano sono talmente terrorizzate da avere difficoltà a parlare ad alta voce persino nelle proprie abitazioni per paura di essere ascoltate. Come se si fosse materializzata la Spectre. E' questo l'effetto dell'onda lunga del caso Becciu, l'ex prefetto dei Santi, fino alla scorsa settimana uno dei principali collaboratori del Papa ma che, nel giro di 20 minuti, è precipitato in disgrazia con accuse pesantissime senza potersi nemmeno difendere. Uno dei pochi cardinali disposti a commentare questi «giorni bui» è il cardinale Domenico Calcagno, ex capo dell'Apsa, il forziere vaticano oggetto di una riforma radicale. Diventerà l'unico centro di liquidità di tutte le risorse attualmente a disposizione dei dicasteri.
PROGETTO
SPIEGAZIONE
Visione condivisa anche da Papa Francesco. A gennaio, a proposito del palazzo di Londra, disse: «Arriva la somma dell'Obolo cosa faccio? La metto nel cassetto? No, sarebbe una cattiva amministrazione. Cerco di fare un investimento così quel capitale non si svaluta, si mantiene o cresce un po'. Questa è una buona amministrazione. L'amministrazione del cassetto è cattiva». Ora tutto sta nel capire se tra le pieghe dei passaggi qualcuno ci ha lucrato sopra. Nei prossimi giorni potrebbero arrivare altre novità in attesa di capire se i magistrati apriranno davvero il processo.
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