Romeo e i politici, il gip: lui può arrivare ai vertici

Romeo e i politici, il gip: lui può arrivare ai vertici
di Sara Menafra
4 Minuti di Lettura
Sabato 11 Marzo 2017, 00:16 - Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 09:15

 Oggetto di sospetti circa i suoi effettivi rapporti con i vertici del Pd e gravato dalle pesanti accuse per corruzione e concorso in traffico di influenze, l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo resta in carcere. Tra l’altro, con una compagnia di tutto rispetto visto che da pochi giorni condivide la cella con Stefano Ricucci, pure lui a Regina Coeli per false fatturazioni su richiesta della procura di Roma. 

Il gip Gaspare Sturzo ha deciso ieri di respingere la richiesta di scarcerazione presentata dagli avvocati Francesco Carotenuto e Giovanni Battista Vignola con una decisione di 37 pagine pesante soprattutto quando si parla dei suoi rapporti politici. Il gip ribadisce, infatti, che Romeo non solo vuole ma è anche in grado di arrivare agli alti vertici della maggioranza di governo e che la sua difesa non è riuscita a smontare questo elemento. L’elenco delle prove, scrive il giudice, dice invece che Romeo aveva messo in piedi quello che l’ordinanza definisce un «sistema criminale» basato sulla corruzione dei funzionari pubblici e che, dunque, andava anche al di là dei rapporti con Marco Gasparri, il funzionario dell’ufficio gare, che ha ammesso di aver ricevuto denaro per un totale di circa centomila euro. 

Visto che il capo assoluto, il dominus di questa organizzazione, sarebbe proprio Romeo, la sua scarcerazione impedirebbe di per sé lo sviluppo dell’inchiesta, oltre a mettere l’indagato in condizione di fuggire all’estero, vista la consistente quantità di soldi spostati oltre confine (per la procura si tratta di circa 108 milioni di euro, tutti a Londra) o persino di fare altri reati o nascondere le prove a suo carico. La memoria degli avvocati, dice il gip, non è riuscita a smontare l’ipotesi accusatoria su parecchi dei punti portanti dell’indagine (Romeo è in carcere per corruzione nei confronti del funzionario Gasparri, ma indagato per traffico di influenze verso Tiziano Renzi e per concorso esterno in associazione mafiosa dalla procura di Napoli).

I BIGLIETTI
Il punto più delicato riguarda i “pizzini” sequestrati dai carabinieri del Noe in una discarica Ama, tra i quali quello che dice «trentamila euro al mese a T.» e la cui utilizzabilità era stata contestata e oggetto di numerose polemiche anche politiche. Il gip Sturzo, invece, dice che l’acquisizione fatta dai carabinieri quando l’inchiesta era ancora guidata dal pm di Napoli Henry Woodcock è legittima e che, almeno per la parte di indagine di cui si parla nell’ordinanza di custodia cautelare, possono essere utilizzati anche come indizio di reato perché costituiscono il riscontro alle dichiarazioni di Marco Gasparri. Assistito dall’avvocato Alessandro Diddi, Gasparri aveva messo a verbale che ad un certo punto Romeo aveva preso a parlare a voce bassissima, evitando alcune parole e scrivendo le cose più delicate su foglietti che puntualmente buttava. E quei “pizzini” confermano esattamente questo meccanismo e restano nel processo. Anche il rapporto con la politica è di primo livello.

I RAPPORTI
Sturzo lo scrive più volte evidenziando il ruolo sia del suo consulente tuttofare Italo Bocchino, definito il «facilitatore» già al momento dell’arresto, sia dell’ex governatore campano Stefano Caldoro e cita la frequentazione abituale con Paolo Cirino Pomicino. Sottolineando come sia lo stesso Romeo ad ammettere di aver provato a raggiungere alcuni esponenti della maggioranza (gli omissis potrebbero coprire il nome di Tiziano Renzi, padre dell’ex premier indagato per traffico di influenze in suo favore). Persino gli incontri con l’ad di Consip Luigi Marroni, che Romeo non ha smentito, sono indicativi. Formalmente, infatti, l’imprenditore non ha più nessun ruolo nella Romeo gestioni. Dunque non avrebbe i titoli né per incontrare i vertici dell’azienda pubblica, né per denunciare, come ha fatto, un meccanismo ai suoi danni. L’aver cercato di contrastare un eventuale sistema con questi metodi - tra incontri e pressioni - conferma, invece, dice il gip, che Romeo ne era parte. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA