Redford: così resto giovane: l’attore e cineasta, due Oscar, ha appena compiuto 80 anni

Redford: così resto giovane: l’attore e cineasta, due Oscar, ha appena compiuto 80 anni
di Chiara Bruschi
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Giovedì 18 Agosto 2016, 23:59
Quando gli si chiede dei suoi 80 anni, Robert Redford scuote le spalle e dice che lui a invecchiare non ci pensa. «Io penso a continuare». È questa la sua filosofia: continuare. A recitare, a dirigere, a scoprire nuovi talenti con il Sundance Film Festival, a perseguire le sue cause ambientaliste. 
«Non riesco a fermarmi, non voglio ritrovarmi un giorno come uno di quei vecchi che stanno tutto il giorno seduti sotto il portico e poi si accorgono troppo tardi di non aver vissuto». 
È per questo che i suoi 80 anni il celebra al cinema, con Il drago invisibile, fantasy diretto da David Lowery e targato Disney, remake (senza essere musical) di Elliot, il drago invisibile, del 1977. «Peccato che non sia un musical, mi avrebbe incuriosito poter cantare. La curiosità è la mia arma per non invecchiare, continuo a essere curioso». 
Nato a Santa Monica il 18 agosto 1936, invece di inseguire il suo sogno trasferendosi poco più in là, nella Hollywood dove tutto il mondo convergeva per diventare una star, si trasferisce a Parigi, sconvolto dalla morte della madre, uccisa da un tumore. È il 1956, ma il periodo europeo non andrà bene e deciderà di tornare in America, dove inizierà le sue prime comparsate in tv, da Perry Mason ad Alfred Hitchcock Presenta.

È con il debutto a Broadway di A piedi nudi nel parco che la sua vita cambia radicalmente. Pochi anni più tardi infatti, questa piéce teatrale diventerà una sceneggiatura cinematografica e trasformerà l’attore in una stella del grande schermo al fianco di Jane Fonda.  Gli anni successivi sono costellati di grandi successi come Butch Cassidy, La stangata e Come eravamo, pellicole che lo confermano una delle star più sexy di Hollywood. Memorabili anche le sue interpretazioni di Jay Gatsby ne Il grande Gatsby del 1974 e Tutti gli uomini del presidente, il film che ripercorre lo scandalo Watergate e lo scoop giornalistico che portò alle dimissioni del presidente Nixon. Negli anni Ottanta non sbaglia un colpo, a partire dal debutto in regia con Gente comune che gli vale il suo primo premio Oscar. Seguiranno poi La mia Africa, Proposta indecente nel 1993 a fianco di Demi Moore e L’uomo che sussurrava ai cavalli, nel ‘98. 

Nel 2002 arriva l’Oscar alla carriera e oggi, nell’anno che le candeline da spegnere sono diventate ottanta, è tempo di bilanci: una vita sobria, due mogli e quattro figli, lontano dal gossip e dalle deformazioni psicologiche e fisiche che la celebrità può comportare, Robert Redford è soddisfatto, il suo sogno lo ha realizzato in pieno: «Non ho rimpianti».

Nel Drago invisibile interpreta un narratore, cosa l’ha colpita di questo ruolo a tal punto da accettare la proposta?
«È subito sembrato qualcosa di molto diverso da quello che avevo fatto fino a ora e ha richiesto che tornassi alla mia infanzia, che era basata sulla narrazione di storie. Sono cresciuto in un quartiere di operai, e non c’era molto da fare. Raccontare le storie ci faceva sopravvivere, ci aiutava a vedere il mondo più grande di quello in cui vivevamo e questo aveva un grande fascino su di me. Mi sono detto: “se riuscirai mai a prendere parte a un progetto che ha la magia nel suo interno, una magia che sia giustificabile, allora lo devi fare”. E così è stato. Il drago invisibile è stata l’occasione perfetta”. 

Il film ha anche un messaggio ambientalista e lei è un ambientalista da sempre. 
«Fin da tempi non sospetti».
 

Sceglie i suoi film anche per quello? 
«Capita, sì. Ma soprattutto scelgo progetti nuovi, cose che non ho mai fatto» 
Attore, regista e produttore, oltre che fondatore di un festival. Cosa rappresenta per lei il Sundance Institute?
«Il Sundance Institute è qualcosa in cui ho creduto, che vuole creare nuove voci e un posto dove possono essere ascoltate. Non è qualcosa che ho creato contro l’industria del cinema o contro l’Academy» 

Qual è il suo rapporto con il cinema hollywoodiano?
«Mi hanno accusato di andare contro Hollywood, ma la verità è che ho cercato di trovare una mia identità, di diventare io qualcuno, di cercare di essere una persona riconoscibile ma al suo interno, non fuori».

Ha in programma qualche altro film da regista?
«Ci sono un po’ di cose che ho in mente per la prossima primavera ma ora preferisco recitare. Con Jane Fonda, inizieremo a girare a settembre Our Souls at Night, poi girerò un altro film con David Lowery, chiamato Old Man with a Gun e solo dopo dirigerò. Dirigere porta via almeno un anno del mio tempo e alla mia età non c’è molto tempo da perdere».

È sempre molto impegnato, dove trova tutta questa energia?
«Credo che l’importante sia continuare a muoversi, non stare fermi. Io ho fatto così per la mia intera esistenza. Amo andare avanti e cercare nuove esperienze: credo che questo spirito abbia caratterizzato tutta la mia vita. Provare nuove cose mi entusiasma e mi tiene vivo». 
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