IL CONTO DEI TAGLI
In molti uffici gli impianti di riscaldamento sono alimentati a metano. La bolletta complessiva del gas ammonta a 2,14 miliardi di euro per tutte le amministrazioni centrali e locali. Il solo Stato centrale spende oltre 520 milioni. Stesso discorso per l’energia elettrica. Con il suo ultimo bando, sempre la Consip, ha messo a gara 5,5 miliardi di kilowattora di consumi della Pa per un controvalore di 885 milioni di euro. Ma gli stessi documenti indicano che il consumo complessivo delle amministrazioni è di 3,750 miliardi di euro. Per l’illuminazione pubblica i Comuni, aveva ricordato il commissario alla spending review Carlo Cottarelli nel suo piano, spendono ogni anno 2 miliardi di euro. Da qui la proposta ribattezzata «cieli bui», un programma di spegnimento graduale delle luci nelle zone industriali ed extraurbane. Non solo. Il tutto si terrebbe con il programma di razionalizzazione degli spazi al quale sta lavorando l’Agenzia del demanio, l’articolazione del ministero dell’economia che da martedì prossimo sarà guidata dal renziano Roberto Reggi. Insomma, se la chiusura anticipata dei ministeri permettesse di tagliare anche solo del 3 per cento della bolletta energetica, si potrebbero risparmiare 50-100 milioni di euro l’anno. Una goccia nel mare dei 20 miliardi necessari per finanziare tutte le misure della legge di stabilità, ma comunque coerente soprattutto con la riduzione dei consumi intermedi. Proprio quest’ultima voce è considerata una delle principali che dovrà contribuire alla riduzione dei costi della macchina dello Stato. Attraverso il sistema dei prezzi di riferimento della Consip (appena allargati a molti prodotti attraverso un decreto del Tesoro), Palazzo Chigi conta riuscire a recuperare il prossimo anno tra i 5 e i 7 miliardi di euro.
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