Ministeri, chiusura anticipata: meno costi fino a 100 milioni

Ministeri, chiusura anticipata: meno costi fino a 100 milioni
di Andrea Bassi
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Venerdì 26 Settembre 2014, 22:20 - Ultimo aggiornamento: 27 Settembre, 00:12
​Chiudere due ore prima i ministeri? Formalmente non ne abbiamo discusso, ma credo che bisogna guardare con attenzione a qualsiasi proposta che permetta di risparmiare costi. Chi parla è Pierpaolo Baretta, sottosegretario all’Economia, che insieme al vice ministro Enrico Morando, dovrebbe ricevere l’incarico di seguire in Parlamento l’iter della manovra non appena il testo del provvedimento sarà trasmesso alle Camere. Ieri fonti del Tesoro hanno fatto trapelare che l’ipotesi di una chiusura anticipata dei ministeri anticipata da Il Messaggero «non è presa in considerazione». In realtà il dossier, seppure informalmente, circola. Il grosso dei risparmi da un anticipo di due ore dell’orario di chiusura dei ministeri non deriverebbe dagli oneri per gli straordinari del personale. I ministeriali che si trattengono dopo le 18 già oggi non sono molti. Dunque, a conti fatti, degli 80 milioni di euro circa (su un totale di 1,8 miliardi di tutta la pubblica amministrazione) che ogni anno i dicasteri nel loro insieme pagano di straordinario nelle buste paga dei loro dipendenti, si risparmierebbe poco. Il discorso cambia se invece si guarda alle bollette energetiche a carico degli edifici che ospitano la burocrazia ministeriale. Secondo le analisi di mercato della Consip, per il gasolio da riscaldamento ogni anno la Pubblica amministrazione nel suo complesso spende qualcosa come 618 milioni di euro. Le sole amministrazioni dello Stato centrale consumano 50 milioni di litri. Ed è soltanto una parte della spesa.

IL CONTO DEI TAGLI

In molti uffici gli impianti di riscaldamento sono alimentati a metano. La bolletta complessiva del gas ammonta a 2,14 miliardi di euro per tutte le amministrazioni centrali e locali. Il solo Stato centrale spende oltre 520 milioni. Stesso discorso per l’energia elettrica. Con il suo ultimo bando, sempre la Consip, ha messo a gara 5,5 miliardi di kilowattora di consumi della Pa per un controvalore di 885 milioni di euro. Ma gli stessi documenti indicano che il consumo complessivo delle amministrazioni è di 3,750 miliardi di euro. Per l’illuminazione pubblica i Comuni, aveva ricordato il commissario alla spending review Carlo Cottarelli nel suo piano, spendono ogni anno 2 miliardi di euro. Da qui la proposta ribattezzata «cieli bui», un programma di spegnimento graduale delle luci nelle zone industriali ed extraurbane. Non solo. Il tutto si terrebbe con il programma di razionalizzazione degli spazi al quale sta lavorando l’Agenzia del demanio, l’articolazione del ministero dell’economia che da martedì prossimo sarà guidata dal renziano Roberto Reggi. Insomma, se la chiusura anticipata dei ministeri permettesse di tagliare anche solo del 3 per cento della bolletta energetica, si potrebbero risparmiare 50-100 milioni di euro l’anno. Una goccia nel mare dei 20 miliardi necessari per finanziare tutte le misure della legge di stabilità, ma comunque coerente soprattutto con la riduzione dei consumi intermedi. Proprio quest’ultima voce è considerata una delle principali che dovrà contribuire alla riduzione dei costi della macchina dello Stato. Attraverso il sistema dei prezzi di riferimento della Consip (appena allargati a molti prodotti attraverso un decreto del Tesoro), Palazzo Chigi conta riuscire a recuperare il prossimo anno tra i 5 e i 7 miliardi di euro.

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