Juliette Binoche e il nuovo fim: «Ora voglio osare e sentirmi libera»

Juliette Binoche e il nuovo fim: «Ora voglio osare e sentirmi libera»
di Gloria Satta
3 Minuti di Lettura
Lunedì 26 Marzo 2018, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 11:42
Stivaletti rossi di pitone, capelli tirati, tutta in nero, un filo di rossetto: sedurre, per Juliette Binoche, è un fatto naturale tanto sullo schermo quanto nella vita quotidiana. Simbolo internazionale dello charme francese, 54 anni, due figli e una carriera benedetta dall’Oscar vinto nel 1997 per Il paziente inglese, l’attrice continua girare un film dietro l’altro e a collezionare premi. 
L’ultimo le è stato assegnato da Unifrance, promotrice del cinema fancese nel mondo, non solo per il suo lavoro ma anche per il suo coraggio: quello di interpretare donne della sua età decise a vivere, amare, mettersi in gioco senza esitazioni o falsi pudori come la protagonista di L’amore secondo Isabelle, il film di Claire Denis (nelle sale italiane apartire dal prossimo 19 aprile, distribuito da ”Cinema”). 
Juliette è una divorziata alla ricerca dell’amore assoluto anche a costo di piangere, soffrire, pentirsi dopo l’ennesima delusione. Nel film, ricco di leggerezza, ironia e ispirato all’alfabeto sentimentale di Roland Barthes, non mancano le scene di nudo in cui l’attrice affida al suo corpo tutte le sfumature della sensualità, della scoperta, del piacere. La affiancano Gérard Depardieu e Valeria Bruni Tedeschi. Un cappuccino, e Binoche racconta. 

È stato difficile spogliarsi sul set? 
«Ho deciso di lasciarmi andare anche se non è facile, lo ammetto, mostrarsi nude a cinquant’anni. Mi ha aiutato lo sguardo rassicurante della regista, più che mai decisa a rendermi bella. Mi ero spogliata anche nel 2014, nel film Sils Maria di Olivier Assayas. Ogni ruolo è un viaggio dentro me stessa». 

Oggi che ha successo avverte il bisogno di osare?
«Forse. Mi sento alla fine di un ciclo della vita, anche se non so bene cosa sia finito e cosa mi aspetta. Unica certezza, non voglio ripertermi. La mia parola d’ordine è: rinnovamento». 

Cosa ha portato di se stessa nel film di Denis? 
«Tutto. Anch’io, come la mia Isabelle, in passato mi sono illusa di trovare la soluzione dei problemi al di fuori di me stessa. Il mio personaggio cerca in ogni uomo un ”salvatore” proprio come tante persone insicure si affidano all’alcol, alla droga, al sesso estremo. Ma l’esperienza mi ha insegnato che le risposte sono dentro di noi». 

Ha dei rimpianti?
«No, per carità. Mi sento una privilegiata perché ho lavorato con i migliori registi e dei partner magnifici». 

Come Depardieu, che qualche tempo fa l’aveva definita «un’assoluta nullità»: è riuscita a perdonarlo?
«Sì, già prima delle riprese. Incontrandolo al mercato gli ho chiesto perché fosse stato così cattivo con me. Gérard mi ha abbracciata e mi ha risposto: ”Non farci caso, dico quello che capita”. È impulsivo come un bambino, mi commuove».

Ha incontrato il produttore Harvey Weinstein: che effetto le ha fatto? 
«Sapevo della bestia che era in lui, mi aveva avvertita una collega. Ma non sono mai stata una sua vittima. È un essere complesso, stranamente affascinante e l’unica volta che ho avvertito un’insinuazione sessuale da parte sua non l’ho presa sul serio. Così non sono caduta in trappola». 

Cosa pensa delle iniziative anti-molestie che, dopo lo scandalo Weinstein, si sono propagate nel mondo intero? 
«Il movimento Mee To si batte contro la mancanza di rispetto e la mentalità sessista di alcuni uomini. Ma anche una donna di potere può abusare della propria posizione per ”estorcere” sesso o molestare. La lotta contro le violenze è sacrosanta, ma il gioco della seduzione tra uomo e donna deve rimanere un’esperienza naturale». 

Qual è il valore più importante, per lei? 
«L’indipendenza. Me l’hanno inculcata mio padre scultore e mia madre attrice. Perciò, malgrado l’Oscar, non ho mai considerato Hollywood un traguardo né ho avuto la tentazione di trasferirimi a Los Angeles: negli Stati Uniti, se conquisti troppo potere, fanno di tutto per ridimensionarti. Ma la mia libertà è irrinunciabile». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA