Cassino, la rabbia della moglie: «Io non lo perdono». Poi aggiunge: «Accuse ancora da provare»

Cassino, la rabbia della moglie: «Io non lo perdono». Poi aggiunge: «Accuse ancora da provare»
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Martedì 23 Gennaio 2018, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 10:04
FROSINONE «Non lo perdono». La madre non poteva farlo davanti a quelle parole. Nel tema la figlia di 14 anni raccontava cosa succedeva dentro la casa e lei non aveva visto e nemmeno intuito. L’orrore era lì, accanto a lei, non se ne era accorta. «Accadeva ogni volta che eravamo da soli a casa», soli anche per pochi minuti, aveva scritto la figlia nel tema. E lei non ci aveva pensato su. Questa volta non poteva fare altro che difendere le sue figlie, due sono già grandi, una ha 28 anni ed è sposata, la seconda è una ventenne. Ma ci sono le piccole, le gemelle di 14 anni e l’ultima. Questa volta non avrebbe più creduto alle parole del marito. Ci era cascata anni prima, quando la seconda le aveva confidato le molestie e forse sbagliando si era fatta convincere da lui. Adesso no. Le figlie tutte dalla sua parte, adesso c’era Giulia (il nome è inventato) da proteggere. Lo facciamo per lei. Loro sei contro di lui. «Non lo perdono», la madre ferma nella sua scelta.

Adesso che il padre se ne è andato lasciandola da sola con le figlie e con un dolore in più che ingigantisce gli altri, la madre non regge. «Sono sconvolta, lasciatemi in pace», non vuole nemmeno il conforto delle amiche ignare dell’inferno che la donna stava vivendo. Non c’è più lui da odiare per quello che ha fatto alla figlia, nessun orco da tenere lontano da casa. C’è la sua rabbia confusa, «era tutto da provare», dice adesso come se non credesse più alle sue stesse parole.

LE PAURE
Le figlie le sono accanto, «la più grande paura è che nostra sorella adesso si senta in colpa e soffra più di tutte. Potrebbe sentirsi schiacciata dal senso di colpa». Ieri mattina Giulia era a scuola, l’hanno chiamata e il preside ha dovuto dirle cosa era successo. Era stato lui a convocare la mamma dopo aver letto il tema, «ho fatto solo il mio dovere, niente di più». Ma ora, davanti a questo finale, pensa che qualcosa di diverso si doveva forse fare, un provvedimento più pesante dei magistrati, forse l’arresto, poteva impedire questo gesto, «la Procura doveva essere più dura». 

Le figlie si sentono frastornate, come la madre: il padre che non c’è più fa tanto male, ma questo non cancella il male che da padre aveva fatto. «Comunque non potevamo immaginare una cosa del genere». Il padre impiccato alle grate della chiesa, la vergogna e tutto il resto. A Roccasecca sapevano tutti chi era l’uomo di cui si taceva il nome. «Veniva spesso qui, una mezza birra e una giocatina», al bar a pochi passi da casa. Litigava con la moglie quando esagerava con l’alcol o spendeva tutto lo stipendio alle macchinette, era stato sospeso dal servizio - lui era agente di polizia penitenziaria a Frosinone - per alcolismo e ludopatia, ma non l’aveva detto al suo avvocato. «Una persona perbene, tranquillo, molto gentile. Siamo increduli. Non lo vedevo da un mese, solo adesso ho capito perché», il vicino racconta di non aver mai sentito liti in famiglia.

CLIMA SERENO
A casa il «clima era sereno, normale». Così aveva raccontato la moglie alla polizia quando era andata a presentare denuncia il 7 dicembre scorso. «Qualche discussione per motivi economici» e se esagerava con l’alcol. «Ma in casa non era mai stato violento e nemmeno aveva comportamenti aggressivi né con me né con le figlie». Però lei viveva nella paura che potesse succedere ancora, altre molestie. «Non restare da sola a casa con papà», raccomandava a Giulia. Ma poi lei era sempre in giro per lavoro, faceva quello che capitava, commessa e donna delle pulizie. La madre aveva parlato del tema con la seconda figlia. E lei era riuscita a farsi dire qualcosa da Giulia. Perché non l’hai mai detto a mamma? Non voleva farla soffrire. Quando è capitato l’ha scritto, «le cose sono più facili da scrivere che da dire». 
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