«Campi nomadi, stop ai reati»: ecco la stretta nelle altre città

«Campi nomadi, stop ai reati». Ecco la stretta nelle altre città
di Cristiana Mangani
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Venerdì 27 Luglio 2018, 00:05
Non verrà chiamato “censimento”, perché la sola parola ha già generato reazioni e polemiche. Ma il ministro dell’Interno Matteo Salvini non sembra intenzionato a rinunciare a un monitoraggio dei campi rom, di chi vi abita e soprattutto di quanti minorenni, invece di andare a scuola, vengano spediti per strada a chiedere l’elemosina o a rubare. Se non sarà un censimento in senso stretto, sarà comunque un controllo a tappeto, perché - lo ha più volte sottolineato il responsabile del Viminale - «spesso si tratta di luoghi diventati vere e proprie centrali di criminalità». È necessario, quindi, avere un quadro più chiaro su numeri, presenze, irregolarità, all’interno dei tantissimi accampamenti che si trovano in Italia: 148 le baraccopoli formali, distribuite in 87 comuni di 16 regioni da Nord a Sud, per un totale di circa 16.400 abitanti, mentre 9.600 è il numero di presenze all’interno di insediamenti informali. La stima fatta dall’Associazione 21 luglio risale al 2017 e dà tra le 120 mila e le 180 mila persone di origine rom e sinta presenti. Di queste sono circa 26 mila quelle che vivono nei “campi” e nei due centri di raccolta monoetnici (a Napoli e a Guastalla, in provincia di Reggio Emilia). Per un numero totale pari allo 0,04 per cento della popolazione italiana.

TUTELA DEI MINORI
I dati sono tutti contenuti nel dossier che si trova sul tavolo di Salvini e vengono considerati una priorità. A cominciare da Roma, dove la situazione è giudicata fuori controllo. In particolare per quanto riguarda i minori che sono ospiti nei 17 campi (sei formali e undici “tollerati”). È una vera emergenza, perché le iscrizioni scolastiche all’anno in corso sono diminuite del 48 per cento rispetto al 2015, passando da 1990 a 1025, delle quali 84 alla scuola d’infanzia, 612 alla scuola primaria, 328 alla scuola secondaria di primo grado e solo una alla scuola secondaria di secondo grado. Il campo “La Barbuta” è considerato il peggiore, ed è uno degli insediamenti per i quali il “piano” prevede la chiusura entro il 31 dicembre 2020. All’interno i bambini iscritti alla scuola dell’obbligo sono calati del 66 per cento a fronte di una diminuzione del 4 per cento soltanto dei residenti. Per quanto riguarda invece il secondo campo inserito nel progetto della giunta Raggi, “La Monachina”, il calo delle iscrizioni è stato del 26 per cento, a fronte però di un aumento del 15 per cento della popolazione residente.

Dopo Roma, il Viminale punterà a Milano, Palermo, Bologna, Napoli e Torino. Il ministro ha in programma di impiegare al massimo le forze dell’ordine per «ripristinare la legalità, dove è sparita o non c’è mai stata». L’intenzione non è quella di procedere a sgomberi forzati, probabilmente anche per evitare di trovarsi in conflitto con l’Europa. L’attività di “recupero” procederà all’interno delle direttive europee, in particolare per quanto riguarda il miglioramento delle condizioni igienico-abitative, e per ristabilire ordine e rispetto delle regole. Inoltre, ai Comuni il ministro ha già chiesto un impegno serio per l’individuazione dei possibili alloggi da destinare a chi vive in centri abusivi. Ed è da quelli che si partirà, oltre che dalla tutela dei giovanissimi. Mentre nell’ambito dei controlli, la prefettura ha avviato un’attività di verifica e censimento di tutti gli esercizi di rottamazione e autodemolizione che si trovano a margine dei campi. A cominciare dagli abusivi.

SALUTE E ASSISTENZA
Nel piano di Salvini, poi, c’è anche un capitolo dedicato alle condizioni di salute e al ricorso ai servizi sanitari, con riferimento a «patologie o malattie croniche, disabilità, iscrizione al medico di base, ricorso ad ambulatori, consultori o pronto soccorso». Una parte è riservata alla «fruizione di prestazioni erogate dai servizi sociali», che vanno dalla presa in carico e l’accompagnamento, alla tutela dei minori, agli interventi di protezione di donne maltrattate, al processo di iscrizione all’anagrafe. 
 
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