Bocelli: «Ora divento Radamès», il tenore parla di “Aida” diretta da Zubin Mehta

Bocelli: «Ora divento Radamès», il tenore parla di “Aida” diretta da Zubin Mehta
di Rita Vecchio
4 Minuti di Lettura
Giovedì 21 Luglio 2016, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 22 Luglio, 22:48
Andrea Bocelli indossa i panni eroici di Radamès e diventa capitano dell’esercito faraonico. Lo fa per l’Aida, opera in quattro atti su testi di Antonio Ghislanzoni e musiche di Giuseppe Verdi (in uscita in tutto il mondo per la Decca/Sugar domani), ultimo suo lavoro inciso all’Opera di Firenze con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino sotto l’aurea direzione del maestro Zubin Mehta. Nel cast, il soprano Kristin Lewis nel ruolo di Aida ed eccellenti “verdiani” italiani: Veronica Simeoni (Amneris), Giorgio Giuseppini (Re d’Egitto), Ambrogio Maestri (Amonasro), Carlo Colombara (Ramfis). Abbiamo raggiunto telefonicamente Andrea Bocelli a Saint Tropez, ospite d’onore al Galà benefico di Leonardo Di Caprio per la sua fondazione a favore dell’ambiente. Il 26 luglio sarà ospite d’eccezione al “Music for Mercy”, evento promosso dall’Opera Romana Pellegrinaggi e dal Teatro dell’Opera di Roma per il Giubileo della Misericordia, straordinariamente nel Foro Romano.

Questo disco è un “progetto” altisonante. Come lo è l’Aida… 
«Un ruolo arduo per un’opera che si contraddistingue dalle altre proprio per il vocalmente acuto. Si bemolle da contare e tanti passaggi complessi. Non è belcanto. Il piglio eroico è obbligatorio creando difficoltà nell’interpretazione. La trama di Aida è molto articolata. Anche per questo, una delle opere più amate ed eseguite nei teatri di tutto il mondo».

Dall’epoca dei faraoni a noi. Andrea diventa un Radamès di oggi?
«Quando si affronta un ruolo operistico bisogna entrare nella mentalità del personaggio. Radamès è un guerriero. Ma anche un uomo che perde la testa per una donna. Per saperlo interpretare vocalmente è necessario fantasticare».

Un grande maestro come direttore di coro e orchestra. 
«Un lavoro fantastico con un direttore esperto come Mehta che non lascia nulla al caso. Con lui, un sodalizio lungo quindici anni. Insieme abbiamo inciso La Bohème, Tosca, Turandot. Un onore lavorarci: preciso, attento, scrupoloso e grande conoscitore, capace di far ripetere le parti tantissime volte. Rappresenta la storia vivente della musica operistica».

A proposito di Aida personaggio: come è stato lavorare con il soprano americano Kristin Lewis, più volte acclamata tra le più brave interpreti delle eroine verdiane?
«Scelta molto azzeccata. Per immensa bravura e per il colore della pelle. Aida nel libretto è una donna di colore. Con lei, giusta alchimia da subito».

Opere che le piacerebbe registrare in futuro? 
«Un ballo in maschera su libretto di Antonio Somma, Rigoletto ed Ernani su testi di Francesco Maria Piave».

Ma l’opera lirica è ancora attuale?
«Certo. Conosce solo una grande difficoltà: il non andare bene per la televisione. Altrimenti, sarebbe seguitissima. Se si somma lo studio immane che l’opera richiede, dagli ottanta/novanta elementi di orchestra, al direttore, ai cantanti, al regista, si arriva a più di mille anni di studio. L’opera è nata in teatro e per quanto si possa registrare bene per una messa in onda, non rende. Emozioni e stati d’animo passano attraverso il suono, la musica, la voce, l’espressività dell’orchestra. E non è necessario conoscere le parole: uno straniero si emoziona pur non conoscendo l’italiano. Pensiamo a Vincerò del Nessun dorma o Celeste Aida di Radamès. All’opera lirica accomuno il circo, con la conoscenza ancestrale che si tramanda da padre in figlio, perché li reputo i due più grandi spettacoli che l’umanità potesse inventare. A Lajatico, che sarà Le Cirque (ndr. Teatro del Silenzio 30 luglio), ci saranno elefanti e cavalli che spero entrino in scena alla fine del secondo atto dell’Ivanhoé di Rossini».
 
I suoi prossimi impegni? 
«A Roma per il Music for Mercy (26 luglio) che, data l’eccezionalità dell’evento, si terrà nel Foro Romano. Canterò tre brani, tra cui Nessun dorma. Carly Paoli aprirà con l’Ave Maria, canzone ufficiale dei Cammini del Giubileo. Ci saranno anche Zainal Abidin, Kinan Azmeh, David Foster, The Tenors, Elaine Paige, Giovanni Caccamo, Federico Paciotti, Gianluca Marcianò e la Roma United Orchestra. Poi mi aspetta Lajatico e Il teatro del silenzio. A settembre, la terza edizione di CFN Italy per raccogliere fondi per la Andrea Bocelli Foundation e per la Muhammad Alì Parkinson Center.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA