Macerata, la Bcc scrive al premier Renzi
«Non siamo come Banca Marche»

Macerata, la Bcc scrive al premier Renzi «Non siamo come Banca Marche»
di Nicola Paciarelli
3 Minuti di Lettura
Sabato 16 Gennaio 2016, 17:07 - Ultimo aggiornamento: 19:04
MACERATA - «Se vogliamo continuare a fare attività di banca saremo costretti a far parte del gruppo unico obbligatorio, sempre che la riforma del sistema non cambi, ma, al momento, non sappiamo nulla, a partire da chi dovrebbe guidare tale holding. Noi abbiamo bisogno di una governance che ci sappia dare indirizzi strategici e direttive, ma se la guida della capogruppo fosse affidata a chi, in tutti questi anni, ha amministrato, magari male, la propria banca, che fine faranno le Bcc virtuose, come la nostra?».

A parlare è il vicepresidente della Bcc di Civitanova e Montecosaro, Marco Bindelli, che, con 4657 soci, 11 filiali e 111 dipendenti, protesta aspramente contro la riforma del sistema delle banche di credito cooperativo che il Governo vuole porre in essere, tanto che lo stesso Bindelli spiega: «Ci opporremo, per quanto nelle nostre possibilità, a una riforma che dovesse privilegiare logiche politiche tese a salvaguardare chi ha mal gestito a scapito di chi ha sempre operato con serietà, competenza e trasparenza. Per contro, appoggeremo, e auspichiamo, una riforma realizzata nell’interesse del localismo, della cooperazione e del mutualismo, in cui l’autonomia delle singole Bcc sia in funzione della sana e prudente gestione delle stesse».

Il nodo del contendere è il gruppo unico obbligatorio al quale Bindelli contrappone la sua idea: «La cosa migliore, affinché ogni singola Bcc sia costretta a entrare nel gruppo unico, dovendo devolvere il proprio patrimonio al fondo mutualistico, sarebbe quella di creare almeno tre gruppi cooperativi paritetici, in modo che ogni Bcc possa scegliere dove collocarsi e possa entrare e uscire da tale gruppo. Cosa, questa, affermata anche da Carmelo Barnagallo di Bankitalia, che potrebbe garantire anche la definizione della dimensione minima del gruppo. Tuttavia – aggiunge Bindelli - quello che dovrebbe maggiormente interessare è l’analisi delle cause per le quali il credito cooperativo chiede il rinnovamento del suo sistema e le finalità che intende perseguire con la riforma, ma su tali aspetti non c'è chiarezza e il dibattito non è partito dal basso. Ad oggi, infatti, ancora non è noto il progetto bancario e industriale che si intende perseguire con la riforma e i meccanismi di governance».

Tra l'altro, Bindelli punta anche il dito sul difficile momento che il sistema bancario sta attraversando, volendo tenere fuori la Bcc di Civitanova e Montecosaro dalla bufera, tanto che, nei giorni scorsi, ha inviato una lettera a Matteo Renzi parlando di «disinformazione pubblica fatta delle forze politiche che hanno associato spesso i casi di salvataggio delle quattro banche (Banca Marche, Popolare dell'Etruria, CariFe e CariChieti) con la riforma del credito cooperativo. Preme sottolineare – scrive Bindelli a Renzi – che i due provvedimenti non devono essere messi in stretta relazione, visto che il credito cooperativo non può essere strumentalizzato per paventare nuove situazioni di difficoltà bancarie». Proprio riguardo agli istituti di credito oggetto di salvataggio, tra i quali Banca Marche, Bindelli aggiunge: «La questione è 
che il credito cooperativo non ha nulla a che vedere con le vicende che hanno interessato le quattro banche salvate, se non per il fatto che il sistema Bcc ha 
contribuito al salvataggio di queste versando 225 milioni di euro, e che le Bcc in difficoltà, che pure ci sono, hanno sempre visto risolvere i loro problemi 
all'interno del sistema del credito cooperativo, senza chiedere un centesimo né ai cittadini né alle altre banche».
© RIPRODUZIONE RISERVATA