Mauro Pastore (BCC Iccrea): «Il nodo di Salomone sigillo del nostro legame con il territorio»

Il nodo di Salomone nel mosaico della basilica di Murano
di Rosario Dimito
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Mercoledì 6 Aprile 2022, 14:38 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 08:51

«È difficile valutare gli effetti futuri dell’attuale tumulto geopolitico, oltre al perdurare del virus, che ancora condiziona alcuni elementi della nostra produttività. Sul breve termine mi auguro che si adottino soluzioni affinché le banche possano fornire adeguata assistenza a famiglie e aziende, con misure della stessa efficacia di inizio pandemia». Mauro Pastore, direttore generale di BCC Iccrea, è fiducioso e «ragionevolmente ottimista».

Dal suo osservatorio alla guida della capogruppo di un polo formato da 127 banche cooperative (BCC) con oltre 2.500 sportelli presenti su tutto il territorio nazionale, anticipa a MoltoEconomia le ricadute della guerra russo-ucraina, del balzo dell’inflazione e degli effetti inevitabili sul territorio.

Pastore, dopo la pandemia, la guerra. Non deve essere facile progettare strategie di crescita di fronte a tanto. Come risponderà il suo gruppo che, per definizione, è il più vicino al territorio?

«L’obiettivo è tentare di non perdere il recupero del 2021. È difficile valutare in dettaglio gli effetti futuri dell’attuale contesto geopolitico, sappiamo certamente che va affrontato con immediatezza, senza dimenticare che il virus ancora condiziona alcuni elementi della nostra produttività. Come Gruppo Bcc Iccrea, continueremo a incrementare l’impegno verso famiglie e pmi. Lo scorso anno i nostri impieghi netti sono cresciuti del 2,3% a 88,7 miliardi, con un Cet1 passato dal 16,7% al 17,7%, a dimostrazione della nostra solidità e capacità patrimoniale».

Mauro Pastore, direttore generale BCC Iccrea

Quando parla di soluzioni della stessa efficacia di inizio pandemia, a cosa si riferisce esattamente? Alcune scelte si sono rivelate incongruenti...

«È necessario che rimanga il sostegno alla liquidità al territorio e il contributo dello Stato deve andare in scia con quanto deciso in sede europea, anche con garanzie sui prestiti. Non bisogna aiutare solo le aziende colpite, occorre anche anticipare future crisi. Il lungo impegno durante la pandemia ci ha dato più di un’occasione per comprendere come muoverci nelle sinergie tra pubblico e privato».

Il gruppo che lei dirige è nel pieno di una grande trasformazione. Qual è il punto di arrivo?

«Stiamo completando la fase operativa del lancio del nuovo brand. La scelta è stata ridisegnare in chiave moderna il tradizionale logo BCC abbinato al nodo di Salomone, la doppia C. Ci è sembrata l’opzione migliore per combinare nel modo più coerente la nostra nuova identità con quella tradizionale delle BCC sul territorio».

Il nuovo logo di BCC che riprende il nodo di Salomone

Si parla ormai quotidianamente di sostenibilità e innovazione. Come pensate di declinare queste esigenze con la necessità di restare vicini al territorio, che in fondo resta la vostra vera missione?

«Una missione alla quale per niente al mondo intendiamo rinunciare. Ma nel continuare a soddisfare le esigenze più tradizionali dell’economia locale, guardiamo anche a quelle più evolute.

Per questo stiamo implementando l’innovation festival, un percorso che valorizza le idee nuove per farle diventare impresa dopo un percorso di incubazione».

Nel 2021 la crescita del Pil italiano è andata oltre le più rosee attese. Quanto di quella crescita è entrata nel bilancio del Gruppo Iccrea?

«Posso dire che di quella crescita così importante i diversi territori ne hanno beneficiato. Dove c’è un’economia reale che cresce, ne beneficia anche la propria comunità e chi svolge un ruolo come il nostro di banca locale può essere ancora più efficace nell’ascolto di famiglie e pmi».

Ma c’è stato un riflesso sui numeri di Iccrea Banca?

«Posso anticipare solo pochi dati preliminari: insieme alle 127 realtà che lo costituiscono, il Gruppo BCC Iccrea ha visto crescere sia il margine di interesse che quello commissionale, rispettivamente di 240 e 118 milioni, arrivando poi a un Roe del 4,3% rispetto all’1,9% del 2020. A ciò aggiungiamo il percorso di innovazione digitale che il gruppo ha avviato da tempo, per rimanere sul territorio in modo sostenibile pur conservando gli elementi di identità del credito cooperativo».

A proposito di innovazione, a che punto è il piano digitale?

«Nel biennio 2020-2021 abbiamo sostenuto investimenti per diverse decine di milioni, riguardanti le componenti di customer experience, sviluppo e presidio dei touch point, ammodernamento infrastruttturale web e mobile».

Che cosa della nuova organizzazione fa la differenza per la singola BCC?

«Il Gruppo è nato per dare maggiore stabilità patrimoniale alle BCC, consentire economie di scala e scelte strategiche a beneficio dell’azione delle banche, anno dopo anno. Per questo abbiamo investito sul fronte della tecnologia e dei sistemi di pagamento, del risparmio gestito e della cessione del quinto. E stiamo realizzando nuovi progetti sull’assicurativo e sul leasing. Queste iniziative stanno consentendo alle BCC di essere ancora più efficienti nel servizio al territorio».

Non pochi banchieri, in privato, lamentano una rigidità eccessiva nelle regole imposte dalla Bce. Regole che limitano fortemente l’attività del banchiere più vicino al territorio, impedendogli di esercitare quell’intuito particolare che, pur senza i requisiti formali chiesti dalla Vigilanza, nel passato è stato alla base dello sviluppo imprenditoriale in molte circostanze. Come pensate di superare questa oggettiva limitazione?

«È un fatto che le normative sul rischio di default da una parte hanno reso più articolato il processo di finanziamento a famiglie e pmi, che hanno obiettive difficoltà ad adeguarsi a regole così rigide, dall’altra hanno condizionato il flusso dei finanziamenti da parte di molte banche verso questa tipologia di clientela».

Ma quale è stata la vostra risposta, come vi siete adeguati?

«Abbiamo anzitutto incrementato la nostra azione relazionale con famiglie e imprese cercando di far capire le nuove regole. Poi abbiamo affinato lo studio dei loro flussi di liquidità, per consentire i finanziamenti nel rispetto delle regole».

Che cosa vuol dire appartenere alla categoria delle banche “significant”, quelle sotto la massima vigilanza?

«Si è trattato di un gran salto. Basti dire che tutte le BCC, anche quelle di dimensioni più ridotte, si sono dovute adattare all’architettura normativa dei gruppi bancari globali. Vale però la pena di riflettere se non sia il caso di proporre un trattamento particolare per consentire al credito cooperativo di essere più vicino ai territori, allo scopo di sostenerne lo sviluppo».

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