La condotta messa in atto dal quindicenne rappresenta quello che in gergo è definito un pericolo concreto, ma il ragazzo «voleva solo farsi rispettare - dice l’avvocato - ha urlato agli altri di andare via, non voleva far male a nessuno».
Il giovane si è pentito, è consapevole della gravità dell’accaduto e avrebbe spiegato che oltre a essere stato deriso in passato ha ricevuto - di recente - insulti pesanti con messaggi sul telefonino. I genitori sono disperati e sperano, intanto, di poter trascorrere il Natale con lui. Dipende da un ulteriore esame sul liquido contenuto nelle molotov che, come già emerso, non era particolarmente infiammabile.
Ieri mattina 300 studenti hanno partecipato all’assemblea al “Rosselli”, con un invito alla riflessione sull’accaduto. A gennaio sarà attivato uno sportello di ascolto.
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