Latina, ecco la delibera di indirizzo sull'urbanistica:
«Addio città diffusa e un solo piano per tutte le "R"»

Latina, ecco la delibera di indirizzo sull'urbanistica: «Addio città diffusa e un solo piano per tutte le "R"»
di Vittorio Buongiorno
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Giovedì 6 Settembre 2018, 16:51
Si parte dai numeri, si arriva agli obiettivi. E’ la delibera di indirizzo sulla pianificazione del capoluogo che è stata discussa prima in Giunta e poi presentata questa mattina in Commissione Urbanistica. E’ il passaggio necessario e atteso per spiegare cosa accadrà dopo l’annullamento dei sei Piani particolareggiati avallato nei giorni scorsi dai giudici del Tar. L’assessore all’Urbanistica Francesco Castaldo ci ha lavorato per mesi.

La premessa
La delibera spiega che nel 1971 Latina aveva già 80 mila abitanti. E che il Prg di Piccinato approvato nel 1972 «ha provocato quella espansione della città a macchia d’olio che costituisce la causa di fondo di tutti i fenomeni degenerativi che oggi a distanza di quarant’anni, hanno assunto dimensioni paurose». Un quadro che i numeri definiscono benissimo: quel piano prevedeva «una capacità insediativa di 191.260 abitanti virtuali» e nella sua «diffusa attuazione» si è trascurato «di perseguire proporzionalmente l’attuazione delle previsioni infrastrutturali e di servizi». Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la mancata acquisizione delle aree destinate all’urbanizzazione, la mancanza dei fondi per farlo e la decadenza dei termini «per addivenire all’ acquisizione di tutte le aree previste». E ciò fa saltare gli standard di verde, parcheggi e servizi. Si arriva così ai nuovi Ppe e al disastro che hanno prodotto.

LO STATO DELLE COSE
La delibera premette che «in vigenza dei PPE revisionati annullati sono stati rilasciati alcuni permessi di Costruire e/o sono stati stipulati diversi atti di cessione al Comune di aree a standards con relativi crediti volumetrici a titolo compensativo». E che si ritiene «opportuno e doveroso dare soluzione alle criticità nel tempo determinatesi per effetto dell’annullamento delle revisioni dei piani attuativi, a ragione della ponderata valutazione degli interessi pubblici in gioco». Per questo l’amministrazione comunale delibera «di delineare e programmare uno schema di assetto generale dell’intero territorio teso a contrastare e bloccare il modello di “città diffusa” in auge da diversi anni, che ha portato ad un progressivo decadimento dell’ambiente e della qualità urbana che si sviluppa attorno ad un asse portante che va dalla fascia pedemontana alla marina passando per il centro di fondazione».
GLI OBIETTIVI
Punto fermo «la necessità di contrastare in modo deciso il consumo di suolo, bene comune e risorsa limitata non rinnovabile»In linea con la strategia dell’Unione europea «di quota zero di occupazione dei terreni entro il 2050». Le linee programmatiche e di indirizzo («che saranno attuate principalmente attraverso lo strumento dell’Ufficio di Piano») sono sette.
LA MARINA
Si parte non a caso con la «Riqualificazione della Marina» con uno «studio preliminare finalizzato alla redazione di una eventuale variante» che tenga conto «dei risultati del Concorso di idee» e privilegi «la procedura perequativa per favorire trasferimenti delle cubature esistenti e l’adeguamento delle infrastrutture viarie, salvaguardando e valorizzando le linee d’acqua retrodunali».
IL CENTRO
Poi si passa al Polo urbano e qui c’è probabilmente la novità più rilevante: stop alla «cesura tra il Centro Urbano di Fondazione ed i limitrofi Comprensori R», un legame sancito anche dai piani Frezzotti e Piccinato e mai tradito neppure da Cervellati. Per questo di ipotizza di «valutare e verificare l’ ipotesi di un accorpamento al Comprensorio R/O, mai attuato, dei Comprensori di PRG, R/1 “Frezzotti”, R/2 “Piccarello”, R/3 “Prampolini”, R/4 “Goretti”, R/6 “Isonzo”, che si sono rivelati obsoleti» con il «conseguente ricalcolo degli standard» per «ridurre la pletora di pianificazione attuativa, uniformare la norma di attuazione tra i vari quartieri, recuperare le aree tra i confini degli attuali comprensori oggi soggette alla pianificazione diretta del PRG e rimaste inattuate e soggette a degrado, per una loro valorizzazione ai fini pubblici». Un solo piano attuativo dunque per «recuperare gli edifici e i tessuti storici eventualmente ignorati dalla strumentazione vigente». Così da dare «soluzione alle criticità determinatesi per effetto dell’annullamento delle revisioni dei piani attuativi a seguito della ponderata valutazione degli interessi pubblici coinvolti». In due modi: «riaffermare, i presupposti urbanistici ed edilizi che hanno consentito edificazioni e/o cambio di destinazione d’uso dei suoli, in virtù delle revisioni dei piani attuativi» e privilegiando «l’istituto della cessione compensativa, che consenta di ristorare il proprietario, di aree a standard da espropriare, mediante attribuzione di crediti volumetrici e/o aree in permuta in luogo dell’usuale indennizzo pecuniario, in quanto la cessione compensativa è tecnica alternativa sicuramente più confacente al territorio urbano ampiamente edificato e ricco di tessuto edilizio storico».
Basterà questa delibera a far ripartire il capoluogo? E’ un tentativo, forse disperato, di essere al contempo realisti e visionari. Ma, per avere successo, come ha detto Castaldo pochi giorni fa «serve un patto con gli imprenditori, che molto hanno avuto da questo territorio e che adesso qualcosa dovranno restituire».
Vittorio Buongiorno
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