«Il carattere culturale unico dei monumenti dell'Acropoli è incompatibile con questo genere di eventi», si è pronunciato ufficialmente il Consiglio centrale archeologico greco (Kas), che supervisiona tutti i siti antichi della Grecia, come riferisce online il quotidiano Ekathimerini. Nelle intenzioni della Gucci, la sfilata, della durata di circa 15 minuti, doveva svolgersi a giugno davanti ad un pubblico di circa 300 persone, su una passerella da allestire tra il Partenone e l'Eretteo. E la ministra della cultura, Lydia Koniordou, ha sottolineato che «il Partenone è un monumento importante e un simbolo universale che noi greci dobbiamo proteggere, in particolare alla luce dei nostri sforzi in corso per riunire i marmi del Partenone».
Gucci dopo queste prese di posizione ufficiali, non replica sul tema della sfilata tra le colonne dell'Acropoli, ma precisa e spiega «di aver avuto un incontro con le autorità elleniche per esplorare la possibilità di un progetto di collaborazione culturale a lungo termine». Chi trovasse un'eresia l'accostamento tra un brand della moda di lusso e un patrimonio artistico dell'umanità dovrebbe comunque ricordare i tanti esempi sul tema, e Gucci stesso sottolinea che il suo marchio «non è nuovo a iniziative di questo genere. Negli ultimi anni abbiamo collaborato con istituzioni quali Palazzo Strozzi a Firenze, Minsheng Museum a Shanghai, Chatsworth House in Inghilterra e Lacma a Los Angeles».
Le «speculazioni pubblicate relative a presunti impegni o offerte economiche diretti o indiretti, sono destituite da ogni fondamento», è lo stesso portavoce a smentire che Gucci «avrebbe offerto 56 milioni di euro alle stesse autorità greche per una collaborazione culturale che prevedeva anche una sfilata della griffe fiorentina nel sito archeologico».
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