Gli Alpini rilanciano la naia: Renzi e Pinotti hanno detto sì

Gli Alpini rilanciano la naia: Renzi e Pinotti hanno detto sì
di Carlo Mercuri
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Lunedì 7 Luglio 2014, 10:07
A nove anni di distanza dalla sospensione del servizio militare obbligatorio e cinque anni dopo l’introduzione della mini-naja del ministro La Russa (con relativo strascico di polemiche) si torna a parlare di leva. Questa volta lo fanno gli alpini, sfruttando l’onda lunga del servizio civile universale proposto dal premier Renzi.





MILITARE O CIVILE

Ma che c’entra la proposta renziana di servizio civile con la leva degli alpini? In realtà il discrimine tra le due forme di servizio alla Patria è più sottile di quanto non sembri. Il sistema solidaristico gestito dall’Ana (Associazione nazionale alpini) è una delle più potenti macchine organizzative di protezione civile del nostro Paese. Il presidente Sebastiano Favero snocciola qualche dato: «Abbiamo mobilitato ottomila uomini per il terremoto d’Abruzzo. In accordo con il sindaco di Fossa abbiamo ricostruito 33 case e rifatto la chiesa. In cambio abbiamo chiesto solo vitto e alloggio. Nel corso del 2013 i gruppi alpini dell’Ana hanno fatto interventi a seguito di calamità stimabili in circa 70 milioni di euro tra ore di lavoro e varie operazioni». Favero è inarrestabile: «Il primo ospedale da campo è nato 25 anni fa con l’Ana. Ora è a Bergamo. Ma l’ultimo intervento è stato in Giordania, per supporto ai rifugiati che venivano dalla Siria». Come chiamare tutto ciò se non protezione civile?





IL PROGRAMMA

Eppure gli alpini sono un Corpo militare e vanno fieri della loro militarità. L’idea fissa di Favero di tornare a un servizio di leva (per avere una base di ragazzi su cui contare in caso di necessità) si è materializzata nel corso dell’ultimo raduno delle penne nere a Pordenone, nel maggio scorso. Favero ne ha parlato al premier Renzi e al ministro Pinotti. E in luogo di ricevere solo benevoli sorrisi di circostanza il presidente dell’Ana ha incassato inviti a formulare proposte concrete. «Ed io le ho formulate le proposte, eccome se le ho formulate - ribadisce Favero - il presidente Renzi mi ha risposto con una lettera dicendosi entusiasta, spiegando che condivideva il nostro programma ed esortandomi ad andare avanti».





I COMPITI

Ma che prevede il programma della leva alpina? «Prevede un minimo di inquadramento militare - risponde Favero - poca roba, nel nostro caso non dobbiamo formare combattenti. Giusto per inculcare il senso della disciplina. L’ipotesi è di fare un primo periodo di addestramento di cultura alpina per circa un mese e mezzo e successivamente passare alla formazione vera e propria, con corsi di antincendio boschivo e di conoscenza della montagna sia d’inverno che d’estate. Il tutto potrebbe durare 6-8 mesi complessivamente e riguardare 5.000 giovani all’anno. Ci sono tante caserme dismesse che potrebbero essere utilizzate come punti-base». La proposta di Favero potrebbe concorrere a informare le linee-guida della prossima legge di riforma del Terzo Settore e quindi ad ottenere dei finanziamenti. Il presidente dell’Ana però si schermisce: «Nel Dna degli alpini non c’è il volontariato a pagamento. Il servizio che i nostri ragazzi offrirebbero sarebbe un servizio reso a tutto il Paese. Ci sarebbe bisogno solo di un rimborso spese e del vitto e dell’alloggio. Oltre naturalmente a veder riconosciuti i giusti crediti sul mercato del lavoro a questi ragazzi».





I FINANZIAMENTI

L’Ana (360.000 iscritti e 81 sezioni in tutta Italia) si autosostenta ma beneficia anche di notevoli elargizioni da parte di «alcune realtà industriali e finanziarie che credono in noi», come dice Favero. D’altronde l’ingaggio di Enti "profit" non farebbe a pugni con lo spirito del nuovo Servizio civile universale voluto da Renzi. E’ stato chiamato "universale" proprio perché misto, dal momento che prevede una compartecipazione al finanziamento dei progetti sia da parte pubblica che da parte privata. E siccome la finalità dichiarata è di far concorrere i giovani alla Difesa della Patria attraverso modalità non armate (articolo 52 della Costituzione), ecco che anche gli alpini intendono mettersi pazientemente in fila.

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