PORDENONE - Lui sostiene che fosse «tutto pronto, tutto legittimo». E invece la storia è già finita. E non è finita bene, con tanto dell'ennesima minaccia di una battaglia legale. All'adunata degli alpini di Udine non potrà esserci l'amaro del duce, il prodotto controverso lanciato dal ristoratore pordenonese Ferdinando Polegato e dal suo socio in affari (limitatamente a questo campo) Andrea Lunardelli. I due, infatti, per proporre una serie di degustazioni dell'amaro durante la tre giorni dedicata alle Penne nere nel capoluogo friulano, si erano appoggiati a una ristoratrice locale, titolare di un chiosco fisso e inizialmente favorevole ad ospitare l'amaro con l'effige di Benito Mussolini nel suo stand dell'adunata. Poi, però, le cose si sono messe male e sono iniziati i guai per la stessa titolare del chiosco udinese. La denuncia di Ferdinando Polegato è come al solito vulcanica: «Ci hanno impedito di poter esporre il nostro amaro del duce, un prodotto per il quale però lo Stato chiede costantemente le tasse. Un prodotto in regola». Il rischio, però, era quello di "macchiare" la festa degli alpini con l'immagine di Benito Mussolini. Un abbinamento che mal si sarebbe sposato con lo spirito dell'Adunata 2023 a Udine.
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Ma cos'è successo, nel dettaglio? A ricostruire la vicenda è anche l'avvocato di Polegato, Francesco Ribetti.