Frosinone, la vittoria per la Serie A con undici italiani e il brindisi con la Peroni: il calcio ciociaro a chilometro zero

The italians do it better? In serie B certamente sì. Per i "Leoni" ancora di più.

Frosinone, la vittoria per la Serie A con undici italiani e il brindisi con la Peroni: il calcio ciociaro a chilometro zero
di Pierfederico Pernarella
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Mercoledì 3 Maggio 2023, 09:05 - Ultimo aggiornamento: 10:32

The italians do it better? In serie B certamente sì. Nel Frosinone ancora di più. Lunedì, per una coincidenza tattica e complice una infermeria sempre affollata, Grosso ha mandato in campo undici giocatori italiani. Una scelta che nella notte magica del "Benito Stirpe" è anche il suggello di una politica societaria che, affidandosi all'esperienza e al fiuto del direttore sportivo Guido Angelozzi, è andata a pescare talenti anche tra la polvere della provincia del calcio nostrano. La stessa polvere che ha conosciuto mister Fabio Grosso, partito dai campi di Eccellenza e Serie C2 per fare il salto (grazie ad Angelozzi, e poi dice il destino) in Serie A a 24 anni e arrivare sul tetto del mondo con la nazionale. Il Frosinone è stato lo specchio della sua filosofia calcistica votata alla tenacia e al lavoro. Che parte dal basso e ci resta fino al traguardo. In Ciociaria la chiamano tigna. "Non ci hanno visto A-rrivare", recita uno dei meme più azzeccati sulla promozione sulla pagina social Frosinone Calcio OFC. Sì, nessuno lo ha visto arrivare il Frosinone. L'anno scorso, la favola di Gatti, passato in quattro anni dalla Promozione (quando ancora faceva il muratore) alla Juventus, così come la storia di Alessio Zerbin, già di proprietà del Napoli, ma pescato dall'ex Pro Vercelli (Serie C), potevano sembrare dei colpi di fortuna. Ma erano invece i segnali, sicuramente i più riusciti, di un lavoro sotto traccia che prima o poi avrebbe dato i suoi frutti.
I TALENTI
E così quella che sta volgendo al termine è stata la stagione in cui ha mostrato il suo valore Daniel Boloca, nato nel 1998 a Chieri (Piemonte) con doppia cittadinanza italiana e rumena, preso due anni fa dal Fossano (Serie D). Boloca a dicembre è stato convocato per uno stage a Coverciano dedicato ai "calciatori di interesse nazionale" dal ct Mancini. Proprio Mancini, spettatore d'eccezione due settimane fa nel match del Frosinone contro il Sudtirol, ha ricordato anche di recente che nel campionato italiano militano troppi giocatori stranieri e ciò complica il lavoro dei selezionatori azzurri. Il Frosinone ha scelto una strada diversa. Tornando alla partita dell'altra sera, la rete che ha aperto la breccia per il paradiso è stata segnata da Gennaro Borrelli, 23 anni, preso dal Pescara (Serie C). In campo anche Francesco Gelli (ex Albinoleffe, Serie C). E poi c'è Giuseppe Caso, un'altra scommessa vinta da Angelozzi e Grosso, pure lui convocato allo stage di Coverciano. Così come Mulattieri, riportato alla luce dopo una stagione difficile e convocato (e a segno) nella nazionale Under 21 insieme al portiere dei record, quel mattacchione di Turati. Lunedì sera sono scesi da Brescia a festeggiare a Frosinone i genitori di Cotali, preso dalle ceneri del Chievo: indovinate da chi? Senza considerare che tutto italiano è il gruppone degli esperti in promozioni (da capitan Lucioni a Ravanelli, Mazzitelli, Sampirisi, Insigne). E la politica del calcio a chilometro zero del Frosinone è ancora più visibile nella Primavera, la squadra del campionato (sono in zona playoff, prima della Juve) con il maggior numero di giocatori italiani. Molti del Lazio. Anzi, il portiere Palmisani e il bomber Selvini sono ciociari. Ci sarà tempo per parlarne. Intanto si brinda alla Serie A con la Peroni. Scusate se è poco.
 

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