De Robertis da portiere ad attaccante, l'avvocato con il vizio del gol

De Robertis da portiere ad attaccante, l'avvocato con il vizio del gol
di Emiliano Papillo
3 Minuti di Lettura
Giovedì 29 Giugno 2023, 10:36

Gian Marco De Robertis, 34 anni, calciatore ma anche avvocato aveva smesso di giocare a calcio all'età di 25 anni. Allora era un portiere e difendeva la porta del Sora in serie D. Poi, tre anni più tardi, un collega avvocato lo convince a giocare in attacco durante un torneo delle camere penali italiane, vinto dalle toghe ciociare. Gian Marco De Robertis dimostra di saperci fare con i piedi e di vedere la porta come pochi. Inizia così per lui una nuova carriera da attaccante, decine di reti fino alla stagione appena trascorsa in prima categoria con il Castro. Secondo posto dietro il Colli e Castro che ora ha concrete possibilità di ripescaggio in Promozione.

Gian Marco, frusinate doc si racconta: «La stagione appena conclusa si è rivelata assai entusiasmante e soddisfacente, sia dal punto di vista personale, che, soprattutto, per gli importanti obiettivi raggiunti dalla società. Abbiamo terminato al secondo posto con la migliore difesa ed il migliore attacco». 15 gol li ha segnati lui. «Dopo aver tirato i primi calci al pallone nella Polisportiva Tecchiena e successivamente nell'accademia Milan Fiuggi di Beppe Incocciati, a partire dai 15 anni ho avuto il privilegio di giocare con il Frosinone nei massimi campionati nazionali a livello giovanile, su tutti le due stagioni di Campionato Primavera Tim- che per ragazzi che, come me, all'epoca avevano 17/18 anni era paragonabile ad una serie A. Anni fantastici -aggiunge Gian Marco De Robertis- di formazione e crescita personale e sportiva, culminati, poi, con l'esperienza di essere aggregato ed aver fatto parte, nella stagione 2007/2008 della rosa della prima squadra, all'epoca in serie B. Difficile dimenticare l'esperienza vissuta quell'anno ad allenarmi con calciatori del calibro di Pecchia, Sicignano, Lodi, Eder. Poi Morolo, Boville e Sora. L'ultima stagione da portiere- aggiunge -risale, al 2014/2015. Avevo 25 anni ed avevo appena terminato gli studi universitari in Giurisprudenza. Mi stavo avvicinando al mondo forense e avevo avviato la pratica legale presso lo studio di uno del compianto Raffaele Maietta. Fu una stagione di grandissimi sacrifici, soprattutto per il fatto che all'epoca giocavo a Sora in D. Decisi, a malincuore, di smettere definitivamente di giocare a calcio e dedicarmi a tempo pieno a quello che sarebbe stato il mio lavoro per il futuro. La passione per il calcio, ovviamente, non è mai svanita e, infatti, pur di vivere ancora la sensazione di indossare gli scarpini e di dare un calcio al pallone, mi dedicai, insieme ad altri colleghi, a ricostituire la squadra di calcio della Camera Penale di Frosinone». La scelta di iniziare di nuovo a giocare, questa volta come attaccante, è nata da un mix di spensieratezza (cosa che il ruolo del portiere non concede), passione, nostalgia, curiosità «e soprattutto orari e impegni più compatibili con la mia professione. Sotto il profilo emotivo, non cambierei mai, invece, la gioia dell'esultanza per un gol segnato dall'attaccante con la gioia di averlo evitato per il portiere. Nel corso delle quattro stagioni da attaccante ho realizzato oltre 50 gol, contribuendo, in ogni squadra in cui ho giocato, al salto di categoria e raggiungendo una finale di coppa Lazio». Ora la Promozione, benché con ripescaggio, è dietro l'angolo.
Emiliano Papillo
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA