Inchiesta "Parentopoli" alla Comunità Montana di Arce. La procura: «Caso da archiviare»

Tredici gli indagati per un presunto abuso d'ufficio. Tra essi Gianluca Quadrini: "Sempre creduto nella giustizia"

Il palazzo di giustizia di Cassino
di Vincenzo Caramadre
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Giovedì 11 Gennaio 2024, 07:39 - Ultimo aggiornamento: 11:07

Una graduatoria artatamente composta per assumere in prima battuta un agente della polizia locale al comune di Villa Santa Lucia e poi amici e parenti in altri Enti. Era questa l'ipotesi investigativa che ha portato ad indagare 13 persone, tra amministratori e professionisti, per abuso d'ufficio. Dopo tre anni d'indagine, accertamenti e sequestri, però, per quella che era stata ribattezzata la "Parentopoli Ciociara" (ma da qualcuno PerentoLipoli) arriva la richiesta di archiviazione da parte della procura di Cassino. Motivo? Al termine degli accertamenti espletati dalla polizia giudiziaria, in base alla normativa dettata dalla "Riforma Cartabia", non sarebbero stati ravvisati gravi indizi di colpevolezza e un quadro accusatorio generale da far prospettare una probabile condanna in sede dibattimentale. Tradotto vuol dire: inesattezze, ma nessuna violazione della legge penale. Tredici, come detto, le persone finite nel registro degli indagati, tra essi l'ex sindaco di Villa Santa Lucia Antonio Iannarelli e l'ex presidente della Comunità Montana di Arce Gianluca Quadrini. Il fascicolo in procura a Cassino venne aperto nell'autunno 2020, dopo l'assunzione di un agente della polizia locale al comune di Villa Santa Lucia. La procedura concorsuale fu affidata dal Comune alla Comunità Montana di Arce presieduta da Gianluca Quadrini. All'esito del concorso i candidati idonei furono una quarantina, ma dieci di essi legati, per vincolo di parentale, con amministratori e politici in carica all'epoca in provincia di Frosinone. Non è certo reato essere parente di un politico, ma il "legame" portò la procura, nella persona dell'allora procuratore capo Luciano d'Emmanuele e del sostituto Marina Marra, a fugare ogni dubbio e ad approfondire un aspetto in particolare: la costituzione della commissione del concorso. «Sono stati rilevati - fu spiegato dagli inquirenti nel 2021 - elementi da approfondire, con particolare riferimento alla composizione della Commissione giudicatrice, risultata essere costituita da pubblici ufficiali legati da vincoli di parentela con alcuni amministratori di enti locali ciociari». All'alba del 24 giugno 2001 furono eseguite perquisizione per cercare appunti e file per confermare il collegamento tra alcuni membri della commissione e una parte degli idonei al concorso. Venne eseguito anche un decreto di sequestro dei telefonini per scrutare le applicazioni di messaggistica istantanea come whatssapp e profili social. La graduatoria redatta dalla Comunità Montana di Arce nel 2020 è stata valida fino allo scorso anno, ma nessun altro Comune l'ha utilizzata a scorrimento. La finalità, secondo la prima ipotesi investigativa, era quella di rientrare tra gli idonei per poi essere assunti da altri enti che avrebbero attinto, al momento giusto, alla graduatoria finale della Comunità Montana di Arce. Ma alla luce delle indagini non è emerso nessun abuso.

LA REAZIONE

«Ho sempre avuto ed ho grande rispetto e fiducia per la magistratura e le forze dell'ordine tutte, quando sono stato coinvolto nell'indagine che era stata definita "parentopoli" ho sempre avuto un atteggiamento collaborativo con gli inquirenti. Ho la coscienza pulita ed ora apprendo con soddisfazione della richiesta di archiviazione da parte della procura. Ne sono felice per la mia famiglia e per quanti mi sono sempre rimasti accanto», sono state le parole dell'attuale consigliere provinciale e comunale ad Arpino, Gianluca Quadrini. Alcune difese degli indagati sono state rappresentate dagli avvocati Vittorio Salera, Sandro Salera e Giacomo Delli Colli, Giancarlo Corsetti e Paolo Marandola.
 

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