Droga in carcere a Frosinone: si indaga sulla "rete" dei fornitori

Da quanto emerso spacciare in carcere è molto più remunerativo che farlo all'esterno

Droga in carcere a Frosinone: si indaga sulla "rete" dei fornitori
di Giovanni Del Giaccio
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Lunedì 5 Febbraio 2024, 07:18

Lui era già in carcere e a suo carico adesso c'è una nuova accusa, sui complici sono in corso approfondimenti che non si fermeranno qui. La scoperta presso la casa circondariale di hashish e cocaina, oltre a telefoni cellulari, destinati a Daniele Fabrizi, 38 anni, detenuto per furti e rapine, ha aperto uno spaccato non indifferente.

LA RICOSTRUZIONE

Sul quale la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo dopo la segnalazione del personale della polizia penitenziaria.
Da qualche tempo il detenuto era "attenzionato", si sospettava che fosse il tramite fra altre persone ristrette nella casa circondariale e i piccoli ritrovamenti di droga all'interno. Situazioni che in alcuni episodi avevano conseguenze (dal sequestro a provvedimenti nei confronti dei destinatari), in altre si fingeva di non vedere perché erano già in corso degli accertamenti e si voleva risalire al giro più vasto.
Nei giorni scorsi c'è stato il sequestro più consistente, 600 grammi di cocaina e 1 chilo di hashish, insieme a tre smartphone. Materiale che è stato tolto al detenuto subito dopo la consegna seguita ai colloqui. Lui ha detto di non saperne nulla, semplicemente che stava aspettando della verdura e neanche immaginava a chi fossero destinati la droga e i telefoni cellulari.
Il personale della polizia penitenziaria, però, ha pochi dubbi sul trentottenne perché c'erano precedenti riscontri.

GLI SVILUPPI

Tra l'altro godeva di una certa libertà all'interno della casa circondariale, perché ammesso al lavoro all'interno. Cosa che gli consentiva di avere contatti con i detenuti di altre sezioni e quindi di poter mettere a disposizione i suoi servizi.
Gli accertamenti andavano avanti da qualche tempo e del materiale è stato già acquisito, ma sono in corso ulteriori indagini successive al sequestro dei giorni scorsi. Di certo Daniele Fabrizi era il terminale all'interno dell'istituto "Giuseppe Pagliei" di un traffico che aveva ben altre radici all'esterno. Punto sul quale non vengono forniti ulteriori particolari ma è facile ipotizzare quali siano le attività in corso. Chi si presentava ai colloqui e come si faceva a far passare la sostanza stupefacente? Ci sono stati ingressi "sospetti" all'interno della casa circondariale? C'erano degli "specialisti" per questo ruolo e a chi facevano capo? Perché è questo l'aspetto più interessante, cioè risalire alla catena del o dei fornitori.

IL MERCATO

Da quanto emerso spacciare droga in carcere è molto più remunerativo che farlo all'esterno. Lo stupefacente ha un costo, per gli acquirenti, superiore di 3-4 volte rispetto a quello che si può pagare fuori. Chiaro che poter gestire una piazza del genere è di sicuro interesse per chi tratta droga, soprattutto se ha un referente che all'interno della casa circondariale ha una certa libertà di movimento perché può fare dei lavori e soprattutto non ha mai destato sospetti. Il quantitativo trovato in possesso di Fabrizi avrebbe fruttato tra i 50 e i 60.000 euro, un affare importante. Per questo le indagini, adesso, si concentrano più che sul detenuto - accusato anche di detenzione a fini di spaccio - sui suoi complici.
Giovanni Del Giaccio
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