Pontecorvo, don Francesco Cerro: le schegge che lo uccisero donate al Museo

Le celebrazioni per l’80esimo anniversario bellico: domani, 30 ottobre, concerto della Fanfara dei carabinieri in cattedrale

Pontecorvo, don Francesco Cerro: le schegge che lo uccisero donate al Museo
di Vincenzo Caramadre
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Domenica 29 Ottobre 2023, 19:06 - Ultimo aggiornamento: 19:10

Ci sono voluti decenni, ma alla fine, quasi per caso, è stata scoperta la causa di morte del canonico della Cattedrale San Bartolomeo apostolo di Pontecorvo: don Francesco Cerro.

Tra le tante vittime civili e le storie di sangue e distruzione del bombardamento che il Primo Novembre 1943 si abbatté, per opera degli alleati, sulla città di Pontecorvo c'è quella di don Francesco Cerro, giovane sacerdote che perì insieme a tanti parrocchiani e a don Vincenzo De Bernardis. Perse la vita nella basilica cattedrale San Bartolomeo, dove svolgeva il ruolo di canonico e dove aveva trovato rifugio dopo la pioggia di bombe iniziata a piovere intorno alle 10.30 sul cielo della cittadina fluviale. Era giorno di mercato e in chiesa si stava celebrando la messa di Ognissanti; fu una carneficina. Le successive ricostruzioni storiche, sulla scorte degli elementi raccolti all'epoca, hanno sempre attribuito il decesso di don Francesco ad uno spostamento d'aria causato dalle bombe devastatrici. Ma la verità è ben altra. A distanza di decenni i familiari di don Francesco hanno scoperto che ad uccidere il segretario dell'allora cardinale Aloisi Masella furono due schegge di bombe.

IL RACCONTO

«Le abbiamo ritrovate nella sua bara nel corso della riduzione della salma, come avviene per tutti i defunti», racconta il nipote, Franco Cerro. I resti delle bombe gli avevano trafitto la testa, uccidendolo sul colpo. Una storia emersa in queste ore e che arriva per ristabilire una verità storia in quanto tale. Ora quelle schegge sono state donate della famiglia, dal nipote Franco Cerro ex funzionario del Comune di Pontecorvo, al Museo delle Battaglie, diretto dal dottor Umberto Grossi.

I SOPRAVVISSUTI

Sempre nella scia delle celebrazioni, in questi giorni ci sono state testimonianze e racconti di persone anziane, sfuggite alle bombe. Antonio Colicci, classe 1932 ha raccontato: «I bombardamenti iniziarono alle 10.30, la messa era arriva al Padre Nostro, colpirono Pontecorvo al cuore: piazzale Porta Pia, il convento, i negozi del centro e la cattedrale: tutto distrutto. L'immagine che non ho mai più dimenticato é la morte di una ragazza di nome Olga, la madre l'aveva sulle ginocchia e piangeva: come la Pietà di Michelangelo». Vittorio Zonfrilli, 84enne, piccolissimo fu tra gli sfollati a Pieve D'Olmi, in provincia di Cremona. «Tornai a Pontecorvo, quando avevo sei anni: c'era distruzione e devastazione ovunque. Da sfollato un medico del posto mi salvò la vita, l'ho scoperto solo anni dopo». Il più anziano Salvatore Di Schiavi, 94 anni, ha raccontato: «Colpirono il centro e la cattedrale, ma l'obiettivo era il ponte. Volevano abbattere il ponte, uccisero centinaia di persone, civili, innocenti. Ecco quello che fecero».

LE CELEBRAZIONI

La storia di don Francesco è stata resa nota dai familiari proprio in occasione delle celebrazioni, in atto, dell'80esimo anniversario dei bombardamenti. Domani pomeriggio alle 16.30 ci sarà l'intitolazione di una piazza al Milite Ignoto a seguire, alle 18.30, nella cattedrale San Bartolomeo ci sarà il concerto della Fanfara della legione Carabinieri Roma. Gli eventi, iniziati il 25 ottobre scorso, si concluderanno il Primo Novembre con la celebrazione e il ricordo di tutti i caduti in piazzale Porta Pia, alla presenza di esponenti del Governo, del prefetto, del questore e tante altre autorità istituzionali.
 

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