Strage di cani sui monti di Settefrati: esemplare addestrato dei carabinieri salvato dall'intossicazione

Strage di cani sui monti di Settefrati: esemplare addestrato dei carabinieri salvato dall'intossicazione
di Roberta Pugliesi
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Giovedì 30 Aprile 2020, 07:40 - Ultimo aggiornamento: 11:57

Nove cani avvelenati: è strage a Settefrati dove torna l’incubo dei bocconi killer. È accaduto nello scorso fine settimana nel comune del pre parco dove è stata registrata la morte di 5 cani e l’avvelenamento di almeno 4 cani da guardiania in località “Fondicelle”, ai margini della zona di protezione esterna del Pnalm. E a rischiare di morire per avvelenamento è stato anche un bellissimo pastore dei carabinieri forestali arrivati sul posto per effettuare un sopralluogo.

L’episodio è stato segnalato venerdì 24 aprile da alcuni residenti che hanno subìto la morte o l’avvelenamento dei propri animali. Prontamente intervenuti sul posto i veterinari della Asl, il personale del servizio di sorveglianza del Parco e i carabinieri forestali della stazione di Atina e di quella di Picinisco. La mattina di sabato 25 aprile c’è stata l’ispezione da parte del nucleo cinofilo antiveleno dei carabinieri della stazione di Villetta Barrea che, perlustrando l’area, ha rinvenuto diversi reperti tra cui i resti di una capra, eviscerata e senza marche auricolari e alcune ossa.

Proprio durante queste operazioni si è sfiorata la tragedia perché il pastore belga malinoise Noche, che del nucleo è componente essenziale insieme al suo conduttore l’app. sc. Alessandro Carfagnini, si è intossicato probabilmente fiutando uno dei reperti o residui di esche. Solo grazie all’intervento ed alle cure mediche del veterinario del Parco, Leonardo Gentile, è stato possibile evitare conseguenze gravi per il cane antiveleno che, per fortuna, il mattino seguente aveva smaltito la grave sintomatologia.

Tutti i reperti sono stati sottoposti a sequestro da parte dei carabinieri forestali della stazione di Atina che hanno predisposto gli atti per la Procura di Cassino.

«Ancora una volta veleno e quindi morte – commentano dalla direzione del Parco – seguendo il solito vecchio schema della “guerra” diretta ad animali innocenti che muoiono con atroci sofferenze. Purtroppo, gli strumenti per attuare un contrasto efficace di questo fenomeno in fase di prevenzione non sono molti, anche a causa della facilità con cui è possibile reperire certe sostanze usate nelle esche. Ancora una volta ci siamo trovati a raccogliere carcasse, stavolta di cani, ma forse del tutto casualmente. L’azione di contrasto proseguirà, anche se il pericolo corso da Noche, che ha solo fiutato un reperto, ci rende ancora più consapevoli di quanto siano potenti alcune sostanze utilizzate nelle esche avvelenate, potenzialmente pericolose anche per le persone».
 

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