Depuratore Cosilam senza autorizzazione, la storia a tappe di un pasticciaccio senza fine

Il depuratore del Cosilam di Villa Santa Lucia
di Pierfederico Pernarella
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Sabato 9 Maggio 2020, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 14:09

Il prossimo 4 giugno si terrà la seduta della Conferenza di servizi che dovrebbe mettere la parola fine sulla vicenda del depuratore industriale del Cosilam di Villa Santa Lucia. Ed era sempre il giugno, ma di cinque anni fa, quando iniziò il procedimento che avrebbe dovuto portare al rilascio dell'Autorizzazione integrata ambientale (AIA).

Autorizzazione che non è mai arrivata, motivo per il quale, almeno uno di quelli contestati, l'impianto nel febbraio scorso era stato sequestrato su disposizione del Tribunale di Cassino a seguito delle indagini del nucleo investigativo della Forestale (Nipaf). I sigilli sono stati rimossi alla fine dello stesso mese, ma solo per il fatto che il mancato funzionamento avrebbe comportato ingenti danni economici, se non la chiusura della principale azienda che se ne serve, la cartiera Reno de Medici che impiega circa 300 operai.

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Sta di fatto che il problema resta: il depuratore di Villa Santa Lucia opera senza avere una AIA pur trattando, quasi in via esclusiva, reflui industriali provenienti da un'azienda soggetta ad AIA. Insomma un paradosso, lungo 5 anni, anche se i guai giudiziari dell'impianto erano arrivati molto prima visto che un sequestro già c'era stato nel 2013. Ma è solo nel maggio del 2015 che il Cosilam si decide di presentare una richiesta per ottenere una AIA. È l'inizio di un procedimento che non si chiuderà mai.

La Provincia in quella circostanza si fa trovare pronta e circa due settimane dopo aver ricevuto la richiesta del Cosilam avvia la pratica per l'AIA e convoca la prima seduta della conferenza dei servizi per il 3 luglio. In quella sede perviene il parere favorevole della Asl, dopodiché deve esserci un intoppo perché la Provincia impiega sei mesi ( 4 dicembre 2015) per trasmettere il verbale della conferenza di servizi agli enti interessati.

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L'Arpa risponde un mese e mezzo dopo trasmettendo la propria valutazione tecnica e qui inizia un batti e ribatti che non avrà più fine. In base alla documentazione acquisita, la Provincia convoca un'altra seduta della Conferenza di servizi, ma siamo già a settembre 2016 e in questo caso l'ente di palazzo Iacobucci invia il verbale a tutti gli enti interessati due giorni dopo, molto meglio dei sei mesi trascorsi per la prima seduta. L'Arpa si prende due mesi per rispondere, ma solo a gennaio del 2017 la Provincia chiede al Cosilam la documentazione integrativa in base alla valutazione dell'Arpa.

Nel frattempo però succede che la gestione del depuratore passa alla AeA srl, la società in house del Consorzio industriale Asi di Frosinone. La società AeA risponde alle richieste della Provincia solo dieci mesi dopo, nel novembre 2017. La Arpa ribatte con altre osservazioni nel febbraio del 2018. La Provincia aspetta cinque mesi per chiedere altra documentazione alla società AeA. E quindi per l'agosto del 2018 viene convocata la terza seduta della Conferenza di servizi. Sono passati già tre anni dalla prima.

E qui la pratica s'impantana per l'ennesima volta. L'Arpa invia le proprie valutazione il 4 ottobre 2018, ma la Provincia le trasmette alla società AeA solo il 9 settembre dell'anno dopo chiedendo alle stessa di rispondere entro l'8 novembre. La risposta non arriva e la Provincia il 31 gennaio di quest'anno torna a sollecitare la società AeA che alla fine, alle osservazioni inviate da Arpa nell'ottobre 2018, risponde agli inizi marzo: oltre un anno mezzo dopo.

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Intanto il depuratore è finito sotto sequestro perché è senza AIA ed è stato anche dissequestrato, pur restando senza AIA. Occorrerà un altro mese e mezzo per perfezionare la documentazione e la domanda della società AeA. Siamo arrivati allo scorso 21 aprile. Il 4 giugno ci sarà la quarta seduta della conferenza di servizi avviata cinque anni. E nel frattempo è scoppiata pure una pandemia.

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