Agroalimentare, più energia green nei campi per avere più autosufficienza

Agroalimentare, più energia green nei campi per avere più autosufficienza
di Carlo Ottaviano
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Venerdì 23 Dicembre 2022, 09:29 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 12:37

Riassunto della puntata precedente: il 2021 per l’agroalimentare italiano s’era chiuso bene, avendo resistito meglio di altri comparti alle difficoltà dei due anni di pandemia. Nessuno poteva ipotizzare un 2022 così pesante, dimostrato anche dal calo (questa volta in controtendenza sul resto del mercato del lavoro) del 2,2% delle ore lavorate nel terzo quadrimestre. È la conferma – osserva Coldiretti –del mix esplosivo tra aumento dei costi e cambiamenti climatici che ha tagliato i raccolti.

 LA FRONTIERA 

 Una tempesta perfetta da affrontare con la consapevolezza che non se ne esce da soli, ma assieme a tutta l’Europa, seppure facendosi forte delle specificità del Paese. Per esempio, sapendo che l’agricoltura italiana produce ottimi pomodori e pere, arance e verdure, ma anche energia. «In tempi non sospetti, quando guerra e pandemia non erano immaginabili – racconta Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura – abbiamo cominciato a ragionare sulle energie rinnovabili. Oggi queste sono una realtà in costante e forte crescita». «Il gap energetico - prosegue -  ha visto nell’agricoltura un formidabile investimento per la trasformazione del settore in uno dei principali produttori di energie rinnovabili. Senza mettere a rischio il potenziale produttivo dell’agricoltura, bisogna fare scelte nella direzione delle innovazioni tecnologiche. La sostenibilità ambientale non si contrappone con quella economica. Le due possono e debbono coesistere». Interessante sapere che in Francia il biocarburante E-85 viene acquistato dagli automobilisti a 0,80 centesimi al litro. In Italia non ancora. «Il rilascio delle autorizzazioni - dice  Giansanti  è ancora troppo lento».

IL CASO

Posizione condivisa anche dal ministro all’Agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida. «I vincoli -  afferma -  vanno ripensati alla luce delle carenze energetiche che oggi dovrebbero spingere alla massima produzione possibile da immettere in  rete». Il ragionamento sull’autosufficienza riguarda tutta l’agricoltura italiana ed europea. È  il caso dei fertilizzanti i cui prezzi hanno raggiunto livelli senza precedenti. «La carenza – afferma il presidente di Confagricoltura – può compromettere la qualità e la quantità dei prossimi raccolti. È  una questione di sicurezza alimentare. Chiediamo al governo di proporre all’Ue l’acquisto centralizzato di fertilizzanti, al fine di ottenere una riduzione dei prezzi e mettere a disposizione degli agricoltori dell’Unione quantità  adeguate ». Che nel 2023 la partita agricola sia tutta da giocare a livello europeo ne sono convinti anche in Coldiretti, tanto da aver appena dato vita a Eat Europe, assieme a Filiera Italia e al network rurale Farm Europe. «Una voce sola per agricoltori, industrie di trasformazione e reti logistiche  -  spiega Luigi Scordamaglia, primo presidente di Eat Europe  - Siamo sempre più consapevoli che è a Bruxelles che si decidono le sfide importanti. Sul versante interno c’è la transizione del settore verso un modello green. E qualcuno vorrebbe utilizzarla per trasformare l’Europa in un bel giardino improduttivo, delegando ad altri continenti la produzione di cibo. Ad esempio, al Sud America, con il negoziato Ue-Mercosur.

Tutto ciò finirà per creare nuova dipendenza dai Paesi extra Ue, minando la sicurezza alimentare dell’Unione, come se non avessimo imparato la lezione della pandemia e della crisi energetica». La parola d’ordine è quindi autosufficienza produttiva, senza arrivare all’autarchia che rischierebbe di vederci chiudere (per reazione) mercati in cui l’export  italiano  di generi alimentari nel 2022 non è lontana dai 6 miliardi di euro.

 LA PROTEZIONE

Ne è consapevole anche  il ministro  Lollobrigida che ha fortemente voluto aggiungere le parole “sovranità alimentare” nel nome del  suo ministero. Ritiene  irrinunciabile «la tutela del Made in Italy, perché l’omologazione alimentare, il cibo sintetico, i sistemi di etichettatura fuorvianti, i numerosi tentativi di imitazione, se non addirittura di contraffazione, del cibo di qualità sono alcune delle minacce oggi più ricorrenti. L’Italia deve rimanere presidio di eccellenza e di sostenibilità, difendendo con convinzione i principi della dieta mediterranea e mantenendo intatta la grande varietà qualitativa e produttiva che ci contraddistingue nel mondo. Non è solo una questione economica, ne va della sicurezza del Paese. Gli approvvigionamenti di cibo sono fondamentali anche per garantire la pace sociale». Nel concreto, rimandata al 2024 la decisione sul Nutriscore (la contestata etichettatura a semaforo proposta dalla Francia) , sul tappeto i temi più caldi sono la Pac 2023-2027 e l’attuazione del Pnrr. La dote italiana proveniente dalla Politica Agricola Comune è di circa 35 miliardi euro a cui vanno aggiunte le integrazioni nazionali e regionali. Alla luce della disastrosa siccità del 2022, prioritario sarà l’avvio delle procedure per la costruzione di nuovi invasi. «Intendiamo lavorare – precisa il ministro – anche sulla tecnologia degli impianti di desalinizzazione del mare». Un budget di 4,88 miliardi è quanto prevede il Pnrr per l’agricoltura italiana: 800 milioni per pesca, silvicoltura e florovivaismo; 1,5 miliardi  per l’agrisolare; 500 milioni per la meccanizzazione; 880 milioni per le reti irrigue; 1,2 miliardi  per i contratti di filiera e di distretto. Secondo gli uffici del ministero di via XX Settembre il piano andrebbe aggiornato, essendo stato redatto prima dello scoppio della guerra in Ucraina. «L’obiettivo – afferma Lollobrigida – non può essere solo spendere i fondi, ma spenderli bene».

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