Il nostro bilancio - ha detto il presidente Tarantola - è la prima tappa di un percorso per rendere la Rai sempre più servizio pubblico, sottolineando i valori di responsabilità sociale e sostenibilità. Ed è anche un modo per garantire trasparenza e concretizzare la propria indipendenza. Per noi - prosegue - è fondamentale il rispetto sostanziale, e non formale, delle regole e dei valori condivisi.
Il bilancio sociale della Rai, ha spiegato la Esclapon, «è anche il primo a essere certificato per un'azienda radiotelevisiva europea. Neanche la Bbc ne ha uno certificato e a quanto ci risulta solo France Tv sta facendo delle verifiche interne».
Nel dettaglio il bilancio è diviso in 10 capitoli: identità, governance, riferimenti economici, etica e trasparenza di gestione, componente tecnologica, offerta radio e tv, teche, impegno sui temi del sociale, risorse umane e ambiente. Nel capitolo offerta, i numeri di ciò che abbiamo visto nel 2014: il «71,4 %» lo spazio dedicato dalle tre reti generaliste ai generi predeterminati a fronte del 70% dell'obbligo di contratto di servizio. Il 27,5% è per l'informazione, 4% sport, 13,8% produzioni italiane ed europee, 10,7% cultura, 10,1% programmi di servizio, 5,3% offerta per bambini, 10,3% film e fiction extra europee, 18,3% intrattenimento. Cresce il web con una media mensile di 176 mila pagine viste (nel 2013 erano 149 mila) mentre i soli Podcast radio nel 2014 hanno toccato gli 80 milioni di download.
«Un bilancio sociale - commenta Gubitosi - dovrebbe far parte di ogni azienda pubblica. Raccontare tutto questo agli stakeholders serve anche ad aiutare loro a darci il giusto feedback. Il bilancio deve essere uno strumento di lavoro per noi e per gli altri, perché ci comunichino dove possiamo far meglio». E la Rai su questo ha davvero battuto tutti sul tempo.
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