Riccardo De Palo
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di Riccardo De Palo

Covid, DeLillo e Lethem: la paura al tempo della pandemia è uno schermo spento

Covid, DeLillo e Lethem: la paura al tempo della pandemia è uno schermo spento
di Riccardo De Palo
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Lunedì 23 Novembre 2020, 12:41

Prima della pandemia, avevamo paura che le macchine si ribellassero. Oggi temiamo, piuttosto, che si spengano. Quando il mondo non conosceva parole come lockdown e distanziamento sociale, temevamo che l’intelligenza artificiale potesse prendere il sopravvento, come nelle saghe di Matrix e Terminator. Poi, quest’anno, la svolta. L’interconnessione è diventata fondamentale: gli uffici e le scuole si fondano sulle videoconferenze, gli acquisti online sono considerati un’opzione strategica, e anche l’intelligenza artificiale è diventata importante per prevedere picchi d’infezione, individuare molecole efficaci, gestire complessi sistemi industriali e della telecomunicazione. Cosa succederebbe se, improvvisamente, tutte le reti, i server e gli algoritmi smettessero di funzionare?

A dare corpo a questa paura collettiva sono alcuni libri di grandi autori, appena pubblicati negli Stati Uniti. The Silence è un romanzo breve di Don DeLillo: alcuni amici si ritrovano il giorno del Super Bowl, in una casa del New Jersey; presto lo schermo della tv si spegne e tutti mezzi di comunicazione cessano di funzionare. Un ospite cita Einstein: «Non so con che armi si combatterà la terza guerra mondiale, ma la quarta si deciderà a colpi di mazza e di pietre». L’autore pluripremiato (DeLillo vanta tra l’altro ben due Pulitzer) ha 84 anni e confessa al New York Times di non essere certo dipendente dalla tecnologia: «Uso ancora una vecchia Olympia di seconda mano, che ho comprato nel 1975. Quello che mi piace di questa macchina da scrivere è che ha dei caratteri grandi. Posso avere una chiara visione delle parole sulla pagina, trovare una connessione visuale tra le lettere di una parola, e le parole di una frase».

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Un altro maestro della letteratura americana, Jonathan Lethem, molto più giovane (ha 56 anni), ha appena pubblicato The Arrest, un romanzo in cui si immagina un futuro in cui tutti i dispositivi tecnologici - cellulari, mezzi di trasporto, computer, armi - smettono simultaneamente di funzionare. L’evento - l’Arresto, appunto - segna un punto di svolta fondamentale per l’umanità, tanto che la Storia viene suddivisa tra un Prima e un Dopo. La ragione di un tale evento catastrofico viene lasciata volutamente sfumata. «Il televisore fu il primo a morire, come se avesse contratto una sorta di malattia emorragica, un Ebola o qualche altra cosa capace di far fondere la carne». Il protagonista, Alexander Duplessis (curiosamente, lo stesso cognome della donna che ispirò La signora delle camelie di Dumas), soprannominato Journeyman, è un ex sceneggiatore del Maine, costretto a riciclarsi come aiuto macellaio e trasportatore di alimentari prodotti da una cooperativa agricola. 

Ma in questo “annus terribilis” sono anche altri romanzi a mettere in scena una simile apocalisse tecnologica. Leave the World Behind è opera di un autore americano di peso (ha vinto il National Book Award), Rumaan Alam. Si svolge nei giorni precedenti alla fine del mondo come lo conosciamo; i campanelli d’allarme sono i blackout, una febbre inspiegabile, un rumore assordante. Altri libri sono meno recenti. Lo scrittore e giornalista televisivo britannico Robert Harris immagina in The Second Sleep (“Il sonno del mattino” nell’edizione italiana) l’avvento di una tecnologia narcotica e debilitante, che rende pazzi e porta alla cancellazione di tutte le conquiste tecnologiche acquisite, dando il via a un nuovo Medioevo. In Fall or Dodge in Hell di Neal Stephenson, gli Usa si spaccano in due; e nella zona off-limits dell’Ameristan prevale l’anarchia.

Il tema ha ispirato anche alcune serie tv, come Mr Robot e Black Mirror, ma ci sono anche saggi che cercano di spiegare i reali rischi di una apocalisse tecnologica. Apocalypse How? Technology and the Threat of Disaster di Oliver Letwin analizza il nostro mondo sempre più interconnesso, che potrebbe crollare «come i pezzi di un domino» in presenza di una crisi geopolitica o, più banalmente, di una tempesta solare, capace di distruggere reti elettriche e dispositivi collegati.

L’autore, saggista e politico britannico di 64 anni, mette in evidenza la nostra dipendenza da fragili reti comunicanti. Avere un piano d’emergenza - lo abbiamo imparato a nostre spese - può servire ad agire in tempo ed evitare disastri irreparabili.

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