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di Laura Bogliolo

Un avatar per combattere la depressione

Un avatar per combattere la depressione
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Mercoledì 17 Febbraio 2016, 14:54 - Ultimo aggiornamento: 15:19
Si bussa alla porta del proprio bambino interiore, si fa un sorriso, si sussurrano frasi affettuose, lo si "perdona", anche se colpe non ne ha mai avute. Ora è al sicuro, ora c'è qualcuno che lo protegge e che prova dolcezza e compassione per lui. Sarai tu stesso a farlo, sarai tu a perdonarti e a curare le tracce di dolore. Immagina di poterlo fare davvero, di vedere quel bimbo. Immergersi, incontrare Tristezza, Gioia, Rabbia, Paura e Disgusto, e prenderli tutti per mano.

Tra virtuale e reale, tra tecnologia e psicologia. Grazie a un avatar si possono alleviare le pene della depressione. E' l'obiettivo dello studio dell'University College London e dell’ICREA-Università di Barcellona che è stato pubblicato sul British Journal of Psychiatry Open. Ed ecco come funziona. La ricerca ha coinvolto 15 persone affette da depressione.

Sono state sottoposte a una terapia virtuale. Ognuna di loro ha indossato un casco per la realtà virtuale che ha proiettato un avatar adulto. Poi è apparso l'avatar di un bambino triste, che piangeva. Ai pazienti è stato chiesto di consolare quel bimbo. I ruoli poi sono stati invertiti. Gli adulti si sono "immersi" nell'avatar bambino e hanno visto l'avatar adulto (la voce era sempre del paziente) consolarlo.

«Le persone che lottano con l'ansia e la depressione possono essere eccessivamente autocritiche quando le cose vanno male nella loro vita - ha detto il professor Chris Brewin dell'Ucla, principale autore della ricerca  - In questo studio i pazienti si sono compatiti indirettamente attraverso le parole di conforto che hanno rivolto al bambino e che poi hanno sentito dirette a se stessi. Lo scopo era insegnare loro a essere più indulgenti verso se stessi e meno autocritici». Gli studiosi hanno spiegato che dopo la terapia virtuale nei pazienti si sono registrati dei miglioramenti. «Ora speriamo di sviluppare ulteriormente la tecnica per condurre uno studio più grande, in modo da poter tranquillamente definire qualsiasi beneficio clinico» ha detto il co-autore della ricerca il professor Mel Slater.

Un'immagine della ricerca sul sito dell'Ucla
La ricerca foto Ucla

 
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