Morte di Alessia, cancellati il profilo Facebook e i messaggi Whatsapp: forse voleva sparire

Morte di Alessia, cancellati il profilo Facebook e i messaggi Whatsapp: forse voleva sparire
di Patrizio Iavarone
2 Minuti di Lettura
Giovedì 13 Luglio 2023, 07:40

Continuano gli interrogatori degli altri testimoni per la morte di Alessia Puglielli, la quarantenne di Sulmona deceduta sabato scorso al Policlinico Gemelli di Roma dopo quattro giorni di coma. Dopo la testimonianza più importante, quella del legale che a marzo scorso ricevette un video dalla donna nel quale mostrava segni di violenza sul suo corpo, salvo poi chiedere la cancellazione del file, infatti, la procura di Roma ha incaricato la polizia di Sulmona di ascoltare a stretto giro almeno altri quattro testi: uno a Montesilvano, dove Alessia si era trasferita prima di seguire il suo nuovo compagno a Roma, e gli altri a Sulmona, tra quelli cioè che erano i suoi amici più stretti. Tra questi il titolare della palestra dove Alessia aveva lavorato a Sulmona, ascoltato ieri nel commissariato di polizia.

Gli inquirenti vogliono capire e approfondire lo stato psicologico della donna che, a quanto risulta da una prima valutazione investigativa, sarebbe entrata in coma dopo aver ingerito una quantità imprecisata di farmaci. Gli indizi su un suo repentino cambiamento di umore sarebbero d'altronde più di uno: oltre al video e alla richiesta di aiuto fatta al suo legale, infatti, la quarantenne avrebbe interrotto bruscamente da un giorno all'altro la sua vita social, che pure era abbastanza intensa.

Cancellato il profilo Facebook e rimossi tutti i contatti Whatsapp. Un cambiamento improvviso e che per molti suoi conoscenti è stato e rimane inspiegabile: Alessia Puglielli è come se avesse deciso, o forse fosse stata costretta, a cancellare la sua identità pubblica, quella che avevano conosciuto tutti quanti erano entrati a contatto con lei: una donna forte, decisa, che aveva raggiunto una consapevolezza che insieme alla forma fisica le aveva restituito anche un alto livello di autostima.

E proprio su questa contraddizione che gli investigatori stanno ora lavorando, per capire cioè se in qualche modo sia stata istigata ad ingerire quei farmaci e cosa, più in generale, le abbia potuto provocare quel crollo emotivo e di identità, tanto da procurarsi la morte. Sempre se di suicidio si possa parlare. Oltre ad ascoltare i testi, gli inquirenti stanno scavando nei rapporti personali della donna, cercando anche nel suo telefono e nel suo computer qualche indizio in grado di dare qualche risposta, a partire da quel video inviato a marzo scorso al suo legale e caricato sulla piattaforma Wetransfer. In attesa che l'autopsia chiarisca anche i particolari medici.

© RIPRODUZIONE RISERVATA