Invalido truffato da due gemelli a Teramo: «Vuoi lavorare? Devi pagare»

L'uomo si è ritrovato a dover pagare un finanziamento di 10mila euro dopo che gli era stata prospettata l’opportunità di un lavoro in un’azienda di giardinaggio

Invalido truffato da due gemelli a Teramo: «Vuoi lavorare? Devi pagare»
di Teodora Poeta
3 Minuti di Lettura
Martedì 14 Maggio 2024, 08:00

Si è ritrovato a dover pagare un finanziamento di 10mila euro dopo che gli era stata prospettata l’opportunità di un lavoro in un’azienda di giardinaggio. Una presunta truffa “impacchettata” da due gemelli 51enni della provincia di Teramo che si sono spacciati per i titolali della ditta in cerca, appunto, di un dipendente da assumere. A cadere nel raggiro, che è adesso tutto ancora da accertare, un 50enne percettore di una pensione di disabilità, affetto ad un disturbo «paranoide di personalità associato a tratti anche asociali».

Fece prostituire la fidanzata 17enne: altri quattro sotto inchiesta

La vicenda

I fatti contestati risalgono a maggio del 2020 e a finire a processo davanti al giudice onorario del tribunale Massimo Biscardi, accusati in concorso di truffa e falso in certificazione, i due fratelli con la parte lesa che si è costituita parte civile (assista dall’avvocato Gianfranco Di Marcello).

Agli atti del dibattimento è finito un cd con una telefonata registrata da un amico del 50enne che ad un certo punto avrebbe compreso «che si trattava di una truffa», questo almeno è quanto ha dichiarato ieri in aula. Secondo la ricostruzione dell’accusa, infatti, per regolarizzare l’assunzione uno dei due fratelli, quello che in realtà si era presentato come il titolare della ditta di giardinaggio, avrebbe chiesto subito 80 euro per i documenti più altri 180 euro per la copertura delle spese assicurative sugli infortuni di lavoro. Sarebbe stato il gemello, invece, a proporre al 50enne in cerca di lavoro la sottoscrizione di una richiesta di finanziamento per un prestito da 10mila euro «asseritamente necessario – si legge nel capo d’imputazione – per l’acquisto di un furgone che gli consentisse di svolgere le mansioni lavorative a cui sarebbe stato adibito». Finanziamento ottenuto, ma con un rapporto medico falso, confermato in aula dallo stesso professionista che lo ha firmato. Ieri, il medico ha detto di non conoscere la parte civile, ma di aver fatto, invece, una visita e un documento a nome di uno dei due fratelli attualmente imputati, che è anche suo assistito.

© RIPRODUZIONE RISERVATA