Consumo del suolo, malissimo Viterbo: il capoluogo è 43° su quasi 8mila comuni italiani

Impianto fotovoltaico a Tuscania
di Renato Vigna
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Venerdì 29 Luglio 2022, 08:52 - Ultimo aggiornamento: 15:19

Viterbo tra i comuni col maggior uso di suolo in Italia. Si piazza infatti in 43esima posizione su 7.905 analizzate dall’Ispra. L'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha rilasciato il rapporto 2022 che, insieme alla cartografia satellitare di tutto il territorio e alle banche dati disponibili per ogni comune italiano, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo a livello nazionale, comunale e provinciale.

Ebbene, la città dei papi ne esce davvero male: nel 2021 la percentuale di suolo consumato è stata del 6,1%, ovvero 2.478 ettari e un incremento netto rispetto al 2020 pari 16,9 ettari persi. Per fare un raffronto, Roma che consuma più suolo di tutte le altre città italiane, in 12 mesi ha perso al netto 95 ettari. Inoltre, Venezia (+24 ettari relativi alla terraferma), Milano (+19), Napoli (+18), Perugia (+13), e L’Aquila (+12) sono i comuni capoluogo di Regione con i maggiori aumenti. Significa che Viterbo si attesta su un saldo vicino a quelli di Milano e Napoli.

A livello provinciale, il trend è in crescita ma in maniera più contenuta: 4,3% l’aumento di suolo consumato, cioè 15.635 ettari. Interessante il quadro dei vari comuni all’interno della provincia. Subito dopo il capoluogo si piazza Bomarzo con un consumo di suolo annuale netto nel 2021 rispetto al 2020 pari a 6,86 ettari, ovvero un 4,8% in più del territorio urbanizzato. Quindi al terzo posto si piazza Montefiascone con un incremento di 6,51 ettari (ulteriore 5,4%). Seguono Arlena di Castro con 4,84 ettari e Tuscania con 4,17. Un saldo pari a zero solo a San Lorenzo Nuovo, Monte Romano, Castel Sant’Elia e Calcata. Negativi solo a Tarquinia con meno 0,66 e a Vasanello con meno 0,05: significa che tra nuove urbanizzazioni e ripristino dei luoghi hanno avuto la meglio i secondi, con un saldo che pensa a favore di un leggero risparmio dei suoli.

Il quadro anche a livello nazionale dimostra un trend di urbanizzazione in crescita.

Con una media di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, e una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo, il consumo di suolo torna a correre e nel 2021 sfiora i 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali in un solo anno. Il cemento ricopre ormai 21.500 chilometri quadrati di suolo nazionale, dei quali 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato.

Tra il 2006 e il 2021 l’Italia ha perso 1.153 chilometri quadrati di suolo naturale o seminaturale, con una media di 77 chilometri quadrati all’anno a causa principalmente dell’espansione urbana e delle sue trasformazioni collaterali che, rendendo il suolo impermeabile, oltre all’aumento degli allagamenti e delle ondate di calore, provoca la perdita di aree verdi, di biodiversità e dei servizi ecosistemici, con un danno economico stimato in quasi 8 miliardi di euro l’anno.

Gli incrementi sono il combinato disposti di suoli urbanizzati (oltre il 70% delle trasformazioni nazionali si concentra nelle aree cittadine, con edifici in costante aumento), costruzione di nuovi poli logistici e fotovoltaico a terra. In quest’ultimo caso, l’Ispra rivela che sono poche le nuove istallazioni a terra fotografate nel 2021 (70 ettari), ma gli scenari futuri prevedono un importante aumento nei prossimi anni stimato in oltre 50 mila ettari, circa 8 volte il consumo di suolo annuale. Oggi oltre 17 mila ettari sono occupati da questo tipo di impianti, in modo particolare in Puglia (6.123 ettari, circa il 35% di tutti gli impianti nazionali), in Emilia-Romagna (1.872) e nel Lazio (1.483).

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