Stagione estiva, imprese in emergenza: «Mancano migliaia di lavoratori»

Stagione estiva, imprese in emergenza: «Mancano migliaia di lavoratori»
di Luca Telli
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Lunedì 8 Maggio 2023, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 18:21

Previsioni positive per la stagione estiva, ma per stabilimenti balneari, campeggi e ristoranti è emergenza: «mancano lavoratori». Dai cuochi ai bagnini, dai camerieri agli addetti alle pulizie: «nella provincia di Viterbo parliamo di migliaia di figure che non si trovano – spiega il presidente di Confesercenti Vincenzo Peparello - per le impese, a tre settimane dalla partenza ufficiale, il problema è serio». Al punto che già ora alcuni campeggi stanno ipotizzando la possibilità di una chiusura anticipata per la prima quindicina di settembre, accorciando di un mese rispetto alla tradizionale tabella di marcia.


Gli appelli lanciati dagli operatori, gli annunci che da marzo campeggiano sulle porte dei locali (compri hotel) e sui vari profili social, sono rimasti in larga parte lettera morta: «un male, se così possiamo chiamarlo, che parte da lontano – aggiunge Peparello – negli ultimi anni, infatti, abbiamo assistito ad un progressivo disamore verso il lavoro stagionale».

Lo scorso anno la crisi degli stagionali aveva toccato il suo punto più alto: in più occasioni a Tarquinia lido alcuni ristoranti erano stati costretti a chiusure improvvise per mancanza di personale con tanto di cartello polemico: la colpa, in quell’occasione, era stata scaricata sul reddito di cittadinanza colpevole, secondo alcune imprenditori, «di scoraggiare la ricerca di un posto di lavoro». Versione che era stata bocciata dai sindacati per i quali, in prima istanza, la responsabilità era (e resta) legata a contratti «inadeguati, non all’altezza dello sforzo e dell’impegno che viene richiesto, con decine di ore settimanali che non vengono conteggiate al momento dell'erogazione della busta paga».

Per Confesercenti, «di una ricollocazione del personale che dalla pandemia in poi ha trovato un altro tipo di occupazione, anche stabile», oltre che di un problema social.


Il dato più significativo di come la professione stagionale sia percepita come «poco attrattiva» viene dall’innalzamento dell’età media delle figure che, in questa stagione, saranno impegnati dietro i fornelli, tra i tavoli o tra gli ombrelloni: cala quella degli under 25, e aumenta (soprattutto nella ristorazione) quella degli over 40, range di età che fatica a trovare un collocamento all’interno del mercato del lavoro e spesso si trova costretta ad accettare condizioni considerate al limite. «Se siamo preoccupati? Direi di sì», aggiunge Peparello; per le imprese e, ancora di più, per i clienti: la penuria di lavoratori si traduce, infatti, come effetto immediato in un calo obbligato della qualità del servizio, meno servizio uguale indice di soddisfazione del cliente più bassa e possibile abbandono dell’area verso altre che vengono considerate meglio attrezzate e ideali per trascorrere un soggiorno. In assenza di figure in uno stadio di formazione professionale già avanzata, poi, le imprese sono costrette a rivolgersi ad un pubblico di lavoratori lontani dal mondo dell’accoglienza «ma non così semplice – conclude Peparello -, a scarseggiare sono anche loro».

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