Viterbese: la coppa viene da lontano. Le tante storie dietro al trionfo.

Viterbese: è una coppa che viene da lontano. Le tante storie che hanno portato al trionfo.
di Marco Gobattoni
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Venerdì 10 Maggio 2019, 13:13
Non sappiamo chi ha aperto gli occhi con la Coppa sotto il lenzuolo, ma sappiamo con certezza che ieri mattina Viterbo si è svegliata elettrizzata. Negli occhi ancora la splendida rete di Zivko Atanasov, difensore bulgaro con lo sguardo di ghiaccio che ha gelato le speranze del Monza berlusconiano.

Dopo la sbornia dell’esultanza e dell’esplosione di gioia ecco i fotogrammi che ripercorrono una serata che rimarrà per sempre nella storia del calcio cittadino: il successo in Coppa Italia ha tanti padri e tante storia da raccontare; mercoledì sera hanno vinto in molti: in primis i giocatori che hanno vissuto un’annata infinita che per fortuna dovrà ancora scrivere pagine importanti. “Abbiamo fatto un capolavoro: questa è veramente la vittoria di tutti”, hanno ripetuto in coro calciatori e dirigenti.

E’ la vittoria della famiglia Camilli che vendica sportivamente e ad appena un anno di distanza, l’amarezza per la finale persa contro l’Alessandria. “La ferita è rimarginata: abbiamo vinto con merito”. La frase ripetuto dal patron Piero mentre corre felice con la coppa in mano sul prato del Rocchi. Ma questa è anche la coppa dei due mister: non dei due mondi, ma quasi. In molti ieri sera hanno pensato ad Antonio Calabro: lui ha visto la finale in televisione ed è esploso al momento del gol. “Sono sicuro che a Viterbo alzeremo il trofeo” disse dopo la sconfitta in Brianza il tecnico pugliese.

Lui che ha passato il testimone a Pino Rigoli che alla prima occasione buona ha fatto bingo. In sala stampa, l’allenatore nato a Raccuja, ascolta in silenzio le parole dei suoi calciatori e appena tocca a lui, con eleganza non scontata, rivolge il primo pensiero a chi c’era prima e al suo staff.
“Quando mi ha chiamato la Viterbese ho detto subito di si perché sapevo che non avrei dovuto lavorare soltanto per una partita. Questa squadra ha valori importanti: ho trovato un gruppo allenato bene e uno staff molto preparato; questa coppa è veramente di tutti”.


Ecco il tema che ritorna potente: la coppa di tutti. E allora come dimenticare i tifosi: il Rocchi è stato il dodicesimo, ma anche il tredicesimo uomo in campo: un fortino caldo che ha spinto la squadra verso il trionfo. Questa è la coppa di chi per tutta la stagione ha percorso migliaia di chilometri per stare accanto ai colori gialloblù, ma anche di chi entrava in via della Palazzina per la prima volta e magari dopo Viterbese-Monza ci tornerà per sempre.

Al gol di Atanasov si sono mischiati i corpi: nonni che hanno abbracciato i nipoti, genitori che hanno stretto i figli e mogli che hanno baciato i mariti: non è vero che alcune cose possono succedere solo ad Anfield; dopo l’8 maggio anche a Viterbo. Quella Viterbo che attraverso lo sport ha riscattato giorni neri e bui. “Vicini al dolore della famiglia Fedeli” recitava uno striscione in Curva Nord; ecco quel dolore e i brutti episodi che hanno investito la città non possono essere cancellati da una coppa, ma la risalita può ripartire anche dallo sport.
“Questa è stata una settimana difficile per la città – ha detto appena esplosa la festa il primo cittadino Giovanni Arena – il dolore ha unito i viterbesi che hanno dimostrato di essere una comunità forte nella sofferenza e nella gioia”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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