Turismo, nella Tuscia un ponte dell’Epifania che non fa sognare. Ma il 2022 ha segnato la ripresa

Turismo, nella Tuscia un ponte dell’Epifania che non fa sognare. Ma il 2022 ha segnato la ripresa
di Luca Telli
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Venerdì 6 Gennaio 2023, 05:30

Ponte dell’Epifania senza squilli. Nel weekend che chiude le vacanze di Natale per ora basse le prenotazioni in hotel e bed and breakfast. Nessun allarme dal presidente di Federalberghi Luca Balletti, che parla di «numeri attesi e in linea con la media degli anni pre Covid», preferendo spostare l’attenzione sull’anno appena concluso segnato da una ripresa importante del settore e, sotto certi aspetti, inaspettata.

LA SITUAZIONE
Il 2022 infatti ha registrato un aumento dei posti letti occupati e del tempo medio di soggiorno con numeri in alcuni casi maggiori rispetto al 2019, ultimo anno utile per un confronto prima dello stop per lo scoppio della pandemia. Una ripresa spinta soprattutto dal turismo italiano, proveniente in larga parte dal centro e dal nord (Toscana, Lombardia e Lazio le regioni più rappresentate), mentre non evidenzia variazioni significative quello estero con le presenze dai paesi extra Unione Europea che faticano a ripartire. «Il bilancio non può che essere positivo – conferma Balletti -. C’era molta voglia di viaggiare e sono stati tanti i turisti che hanno scelto la Tuscia per passare la vacanze primaverili, estive e autunnali». Proprio l’autunno, dopo il mini boom della prima quindicina di agosto che rientra però nell’ordine fisiologico delle cose, è stato il periodo che ha regalato più soddisfazione agli albergatori con i sold out registrati sia durante il ponte di Ognissanti che dell’Immacolata.

IL CARO BOLLETTE
Per gli hotel, tuttavia, la crisi non è ancora del tutto alle spalle: i due anni di fermo pesano.

Come pesano i rincari determinati dall’inflazione, delle materie prime e dall’aumento del costo del gas ed elettricità l’effetto del quale, tuttavia, non ha colpito tutti in maniera indiscriminata. Una parte delle attività, pur ricevendo bollette fino a cinque volte superiori rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ha beneficiato delle forza dei contratti bloccati.

LE SPERANZE
Il 2023, sperano gli albergatori, potrebbe essere l’anno della conferma. «Siamo fiduciosi, ma prima di qualsiasi previsione dovremo aspettare segnali che tra poco inizieranno ad arrivare per la nuova stagione». Un primo test si avrà già a Pasqua e in primavera (il turismo del trimestre marzo – aprile – maggio vale fino al 30% del fatturato medio di un’azienda), ma la vera prova sarà in estate dove si capirà se l’aumento delle presenze del 2022 avrà modo o meno di consolidarsi.

In attesa di sviluppi si punta a recuperare qualche presenza per il weekend in corso, per alcuni alberghi l’ultimo a disposizione prima di breve periodo di riposo; la tendenza dell’ultimo anno infatti registra un picco di prenotazioni nelle ore immediatamente a ridosso delle feste. Il motivo è nella difficoltà ancora forte nella gestione ed incoming dei gruppi organizzati.

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