Per Castello Orsini – i termini sono scaduti il 30 aprile – sono stati presentati un paio di progetti. Per il risultato delle Saline servono un altro paio di giorni. Le premesse però non sono buone. «Si tratta di un progetto – dice Mazzola – che andrebbe anche bene, sempre meglio che farle morire così. Ma secondo me andrebbe consegnato tutto al Comune, mi devono dare carta bianca». E invece «la sezione regionale del Demanio – continua – sta cercando anche a livello europeo, vai a capire poi chi arriva. Serve una gestione più controllabile».
Nella testa di Mazzola, problemi e soluzioni sarebbero già chiare. «Faccio una convenzione con l’Università della Tuscia, con la Forestale e infine con chi oggi ha la residenza nell’area». Già, perché le Saline sono abitate «da cinque o sei famiglie: finché vivono stanno lì, poi vietato passarle a figli o parenti, questa è l’idea. Così si potranno dare definitivamente in gestione l’ecoalbergo e la foresteria».
Le Saline sono «una riserva naturale statale di 170 ettari, sito di importanza comunitaria e zona di protezione speciale. L’area è composta da terreno incolto e vasche rettangolari, dove veniva immessa acqua marina per ricavarne sale. «L’impianto delle vasche risale al 1805 ma l’estrazione è cessata nel 1997. All’interno della riserva – spiegano dal Demanio – si trova un borgo ottocentesco di 25 ettari con una ventina di edifici e fabbricati. Il borgo costituisce un importante esempio di archeologia industriale e per questo nel 1997 è stato sottoposto a vincolo dal Mibac».
Adesso il Comune rischia di vederselo sfilare, con la possibilità che finisca anche in mani straniere. «Il Demanio vuole concederli a soli fini istituzionali, con l’obbligo della manutenzione e senza possibilità di affidare la gestione a terzi per attività che abbiano ricadute economiche sul territorio. È insostenibile, per questo – conclude Mazzola – parteciperemo alla manifestazioni d’interesse».
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