Imprenditori della ristorazione vittime di usura, «Costretti a pagare, ci volevano stuprare»

Carabinieri
di Maria Letizia Riganelli
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Mercoledì 28 Febbraio 2024, 05:20

«Quelle minacce per niente velate ci hanno chiuso in casa per settimane. Dicevano che avrebbe stuprato me e la figlia del mio compagno, che ci avrebbero gambizzato e fatto del male ai nostri genitori». Soldi a strozzo a imprenditori della ristorazione, con la testimonianza di una delle due vittime entra nel vivo il processo per usura ed estorsione. Il procedimento nasce da un’inchiesta della Procura e dei carabinieri del Nucleo investigativo.

Gli imputati sono 4 uomini e una donna - il quinto finito nell’inchiesta ha già chiuso i conti con la giustizia patteggiando la pena - che avrebbero preteso soldi da una coppia di imprenditori viterbesi. Secondo quanto emerso dalle indagini del carabinieri del Nucleo investigativo, le due vittime (assistite dagli avvocati Giovanni Labate e Enrico Valentini) nel settore della ristorazione e del mercato ittico, dopo aver chiesto prestiti al mercato parallelo per le loro attività sarebbero finiti nel giro di usurai spietati. Il gruppo inizialmente avrebbe messo delle quote nel capitale degli imprenditori per “aiutarli”, ma nel giro di pochi mesi avrebbero preteso tassi di interesse fino al 250%. «Ho capito solo dopo diverso tempo cosa stava succedendo - ha detto la donna - il mio compagno vendeva sottocosto il pesce per avere liquidità. Quando ho chiesto spiegazioni e fermato questo giro mi ha raccontato che doveva dei soldi a delle persone.

Un debito di 90mila euro che si è presto trasformato in 234mila euro. La mattina dopo sono andata dalla coppia che gestiva la situazione per i creditori e mi hanno detto che dovevamo pagare in fretta, altrimenti ci avrebbero gambizzato, stuprato e picchiato. Così ho iniziato con 500 euro al giorno, più bonifici. Ma i soldi non diminuivano mai».

In base alle ricostruzioni fatte dagli inquirenti per un prestito di 45mila euro, in sette giorni l’usurato ha dovuto restituire ben 60mila euro, oppure per un altro prestito di 90.000, nel giro di poche settimane è stata intimata la somma di 230mila euro. Gli usurai per recuperare le somme avrebbero utilizzato prima le minacce poi le maniere forti, arrivando anche a pestaggi e minacce di violenza sessuale. E di violenza fisica sulla figlia della coppia. Messi alle strette da richieste sempre più pressanti e violente hanno deciso di chiedere l’aiuto dei carabinieri che in poco tempo hanno fatto scattare le misure cautelare per tutti e i membri della banda. Misure che al momento sono decadute. Alla prossima udienza siederà sul banco dei testimoni il ristoratore, colui che avrebbe dato vita al giro in nero del pesce per riuscire ad avere liquidità e pagare i suoi creditori. Si torna in aula il 29 ottobre.

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