E tiene banco da diversi giorni anche nella Tuscia: una Tuscia che si è risvegliata spaccata a metà come la Firenze di Dante: al tempo del Sommo Poeta c’erano Guelfi e Ghibellini; qui più prosaicamente e genuinamente assistiamo a scontri verbali quotidiani tra bonucciani e antibonucciani. Il clou della discussione si anima, come naturale visti i tempi, sui social network: una comunicazione, quella dei like e delle faccette, che non è esente da sacche di volgarità e eresia come nel caso degli insulti al figlio di Bonucci Matteo, ma che spesso lascia trasparire sentimenti e libertà di parola che fotografano lo stato d’animo dei tifosi.
Uno che di comunicazione se ne intende è Giovanni Fiorentino, direttore del Dipartimento di Scienze Umanistiche, della Comunicazione e del Turismo all’Università della Tuscia. Fiorentino, docente di Teoria e tecnica dei media, prova ad analizzare la questione Bonucci dal profilo comunicativo trovando varie sfumature e spunti sui cui riflettere.
“Premesso che ho seguito la vicenda Bonucci attraverso la quotidiana lettura dei giornali – spiega Fiorentino – mi vengono in mente due questioni su cui concentrare l’attenzione. La prima riguarda più l’aspetto sportivo: fin dai tempi di Altafini che passò dal Napoli alla Juventus, i tifosi hanno sofferto in maniera particolare i cambi di casacca dei propri beniamini. Negli Stati Uniti il trasloco del giocatore Nba Lebron James da Cleveland a Miami fece scalpore ed è diventato un caso da studiare a livello sociologico. Il calcio da noi è sport nazionale e i supporter vivono in maniera viscerale il rapporto con gli atleti: in più siamo bombardati da notizie che hanno valore relativo in un periodo in cui sostanzialmente le notizie mancano”.
E qui parte il secondo ragionamento del professore che coinvolge direttamente i media. “Se anche quando il calcio è fermo gli organi d’informazione sportivi e non solo dedicano la maggior parte del loro spazio al calciomercato è evidente che tutto si amplifica. La nostra cultura sportiva dovrebbe cambiare partendo anche da chi racconta lo sport”. Il caso Bonucci evidentemente coinvolge direttamente Viterbo. “Non conosco il tessuto sportivo di Viterbo – ammette Fiorentino – è ovvio però che essendo Bonucci un calciatore viterbese abbia acceso un forte dibattito in città. Io però lascerei da parte la questione cambio di maglia, raccontando e valorizzando a livello comunicativo quello che è stato il percorso culturale e sportivo di Bonucci: quella sarebbe una discussione utile per replicare un modello di sport e non solo che ha funzionato”.
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