Dies Natalis, oltre 800 lumini a fiamma viva e migliaia di punti luce. Ascenzi: «Vi spiego la mia Macchina»

Dies Natalis, oltre 800 lumini a fiamma viva e migliaia di punti luce. Ascenzi: «Vi spiego la mia Macchina»
di Massimo Chiaravalli
3 Minuti di Lettura
Martedì 19 Settembre 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 18:57

Una Macchina che stravolge il futuro della tradizione riprendendo la sua genesi. Dies Natalis, la struttura concepita da Raffaele Ascenzi, è destinata a diventare il nuovo metro di paragone da qui almeno ai prossimi decenni. Il punto è: come gli è venuta in mente un’idea simile? «Probabilmente - dice - è un processo talmente lungo che se lo avessi ipotizzato 4-5 anni fa non sarei stato ancora maturo per concepirlo». Per un capolavoro che arriva, un altro saluta: ieri l’addio a Gloria, smontata dal costruttore Vincenzo Fiorillo.

Alla presentazione di domenica sera, al teatro Unione, il successo è stato clamoroso. «Un’ovazione che mi ha commosso e che per me era inattesa: mi aspettavo un momento di riflessione - confessa - e critiche un pochino più accese, perché è un momento in cui si è deciso di dare una sterzata radicale alla storia recente della Macchina.

L’idea di fondo, rivedere le radici del Trasporto, è di circa un anno fa. Sono fermamente convinto di ciò che ho proposto e non tornerei mai indietro».

Le recenti architetture sulle ultime strutture non raccontavano la caratteristica che contraddistingueva tutti gli 80 modelli di cui c’è traccia tra il 1690 e il 1966, «ovvero che la croce era sopra a tutto e la Santa tendeva a raggiungerla - continua Ascenzi - senza esserne al di sopra». Ecco dunque Dies Natalis spiegata dal suo ideatore. «All’inizio c’è l’esposizione del corpo di Rosa, stiamo rivivendo la Viterbo medievale del 1251, il 6 marzo, giorno in cui è morta la Santa. Intorno a lei c’è lo sconforto delle persone care: piangono la scomparsa ma hanno la certezza della sua assunzione al cielo. Quattro angeli scendono alla base e ne vegliano il corpo. Ci sono richiami ai cosmateschi dell’interno del duomo, quattro scale convergenti che vanno idealmente verso il corpo della Santa».

Da lì partono degli archi contemporanei nella parte svuotata della Macchina, «terminano su un cilindro che porta in alto e simboleggia il trasferimento dell’anima di Rosa verso la parte ultraterrena. Ci sono dei foglietti di lamiera che con una forte luce interna la rifletteranno all’esterno: dalle aperture si vedrà dunque il bagliore prodotto dalla retroilluminazione. Nella parte centrale si trova ancora Rosa con gli angeli che la sospingono verso la parte ultraterrena, l’ultima della Macchina».

Capitolo illuminazione: «Ci sarà un’abbondantissima quantità di fiamma viva, sicuramente oltre 800 candele, altre saranno assicurate nella punta da led con toni caldi. Poi migliaia di altri di punti luce». I bozzetti? «Li faremo». I prossimi passi? «Devo completare il bozzetto in scala 1:20, in massimo 10 giorni lo consegnerò, poi mi verrà affidato l’incarico di progettazione esecutiva». Ci sarebbe infine la famiglia: come l’hanno presa? «Sono tutti molto felici. Sanno che sarà un impegno importante e severo, ma sono sicuri che ce la farò. Moglie e figli sono entusiasti di continuare questo legame. Se Dio vuole - conclude Ascenzi - con questa raggiungerò i 20 anni da ideatore: non sarebbe male».

© RIPRODUZIONE RISERVATA