Il comparto dell'arredobagno mette a segno numeri da primato. Si è chiuso con un fatturato da registrare il 2022 per le aziende del distretto industriale della ceramica di Civita Castellana.
La conferma per un trend già considerato positivo è arrivata dai dati sugli studi elaborati dal Centro ceramico, presentati a Viterbo nel corso della Giornata dell'economia dal segretario generale della Camera di commercio, Francesco Monzillo; poi arricchiti dal focus sulla ceramica sanitaria presentato da Andrea D'Annibale dello stesso Centro ceramico. Il fatturato totale delle imprese viterbesi del settore lo scorso anno ha toccato i 376 milioni di euro. Il dato evidenzia un aumento che può essere quantificato in 13 punti percentuali in più, rispetto al fatturato del 2021 che era arrivato a 333 milioni di euro.
Quello dello scorso anno rappresenta il massimo del fatturato in termini storici per il distretto ceramico. Si nota inoltre che la spinta degli incentivi sulle ristrutturazioni (Bonus) sul mercato nazionale è stata marginale, ma le note positive sono tante. A cominciare dal fatto certificato che le aziende investono sempre più in nuove tecnologie; consultare alle fiere internazionali per incrementare l'export con molta frequenza; danno lavoro, considerando che è aumentato il numero dei dipendenti.
Insomma, Nel distretto le aziende attive sono 28 e contano un numero di stabilimenti pari a 37; rappresenta l'84% delle aziende di produzione di sanitari italiani, che è un altro primato.
La produzione viene effettuata per il 19,4% attraverso l'utilizzo di impianti di colaggio ad alta pressione, per il 3,5% da impianti di colaggio manuale, mentre il restante 77,1% è costituito da impianti di colaggio automatico. Capitolo vendite: il mercato interno rappresenta il 64,10% del totale, contro il 35,9% dei mercati internazionali. Il volume dei pezzi ceramici venduti rispetto all'esercizio precedente è risultato in crescita dell'1,77% (di oltre 3 milioni e mezzo). Per le destinazione il principale mercato di sbocco è rappresentato dall'Unione europea (59,7%), seguito da Stati non Ue (13,2%); i mercati più redditizi sono rappresentati da Olanda, Usa e Austria.