Primavera, aria di antiche feste: la Fiera delle campanelle di Acquapendente

Acquapendente: la Fiera delle campanelle
di Carlo Maria Ponzi
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Venerdì 5 Aprile 2024, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 18:38

Aria di primavera, aria di antiche tradizioni popolari. La più lesta ad apparire è la Fiera delle campanelle che si svolge ad Acquapendente il 7 aprile (vale a dire, come impone la sua origine, la prima domenica dopo Pasqua). La festa, retaggio dell’arte della ceramica che per tanti secoli ha rappresentato un vanto (non solo economico) della cittadina dell’Alto Lazio, apparecchia lungo Corso Taurelli Salimbeni, una multicolore varierà di prodotti, sia di tipo enogastronomico, sia legate all’ampia produzione di campanelle in ceramica, frutto della sapienza artistica degli artigiani aquesiani,

Tra le varie iniziative programmate nella giornata, spicca il concerto del “Francigena Musica” (chiesa di Sant’Agostino, ore 18), nell’ambito della rassegna “In viaggio verso il Giubileo”; esecuzione dell’orchestra “Laudate Dominum” dai Vespri solenni del Confessore KV 339 per soprano solo coro e orchestra “Regina Coeli” W.A. Mozart Kw 108 per soprano solo coro e orchestra; solisti soprano Francesca Salemme, mezzo soprano Maria Carmen Ciuffreda e la giovane Azzurra Gordini; dirige il maestro Alessio Chiuppesi.

Altre iniziative sono a cura della  Cooperativa Ape Regina.

Soprattutto visite guidate alle due sezioni (Torre Julia de Jacopo e Palazzo Vescovile) dei reperti ceramici (tra cui le classiche campanelle) frutto della lunghissima tradizione. Di natura arcaica quelli presso la Torre (boccali, vascelli, catini rinvenuti negli scavi dell’ex Convento di S.Agostino.), provenienti da moltissime fornaci del ‘500 e da butti quelli del Palazzo Vescovile, prodotti della abilità dei vasellari aquesiani.

Un po’ di storia. La tradizione della Fiera prende le mosse dalla visita che i pellegrini di Terrasanta facevano al Papa al loro ritorno. L’omaggio al Pontefice avveniva solitamente nella prima Domenica dopo Pasqua ed i pellegrini affluivano nel centro alto viterbese ove sostavano a riposare prima di avviarsi all’ultima tappa verso Roma per onorare la tomba di San Pietro. In questa occasione essi barattavano catenine e monili portate dall’Oriente con vettovaglie. La Fiera deve il suo nome ai campanelli che una volta erano appesi al collo degli animali per attirare l’attenzione dei possibili acquirenti.

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