Agricoltori, crisi senza fine: a rischio i raccolti di cereali. «Prima la siccità, ora troppa pioggia»

Agricoltori, crisi senza fine: a rischio i raccolti di cereali. «Prima la siccità, ora troppa pioggia»
di Luca Telli
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Sabato 20 Maggio 2023, 05:10 - Ultimo aggiornamento: 13:39

Da un inverno con pochissimi rovesci e una primavera anomala con precipitazioni quasi due volte oltre la media stagionale, a farne le spese gli agricoltori. Dai cerali alla frutta, «se le piogge continueranno con questa intensità i raccolti potrebbero calare anche del 50 per cento».

L’allarme viene da Remo Parenti, presidente di Confagricoltura Viterbo che aggiunge: «Per ora si tratta di ipotesi basate sulle previsioni meteo dei prossimi quindici giorni, aspettiamo e vedremo». La pioggia fitta che anche ieri è caduta sulla provincia non lascia ben sperare le aziende. I primi danni per i raccolti cerealicoli, dall’orzo l’inizio della raccolta è fissato per la prima settimana di giugno, alle varie qualità di grano «la coltura che risulta più esposta», iniziano a farsi vedere.

Colpa «dell’elevato tasso di umidità associata alle piogge e degli squilibri termici improvvisi», continua ancora Parenti. Terreno fertile per attacchi fungini, «in grado, se non trattati in tempi brevissimi, di portare a un calo considerevole del raccolto», e l’iper sviluppo di piante infestanti: «La crescita incontrollata delle quali può arrivare a soffocare il cereale».

Neppure in caso di un miglioramento della stagione la tenuta del raccolto sui livelli dello scorso anno è garantita: «per portare il grano a maturazione devono venire a crearsi determinate condizioni: è un prodotto che ha bisogno di sole e di un clima asciutto.

La trebbiatura può avvenire anche con i chicchi in alto grado di umidità ma si tratterà di un raccolto basso e con costi più alti per l’azienda che, prima di mettere il grano sul mercato, dovrà sottoporlo ad un processo di essiccazione».

Per la frutta la situazione non è migliore. Le precipitazioni, le forti raffiche di vento (soprattutto sul litorale) e l’alta umidità stanno mettendo a dura prova le imprese agricole del settore, sotto attacco soprattutto le coltivazioni di pesche che registrano casi in aumento di ‘bolla’, una malattia causata da un fungo che deforma le foglie, indebolisce la produttività delle piante ed in grado di compromettere in maniera irreversibile il prodotto qualora non trattato adeguatamente.

«La situazione ormai è questa e ci ritroviamo sempre più spesso a commentare episodi estremi – conclude Parenti -. Passiamo da stagioni incredibilmente siccitose ad altre dove in pochi giorni cade la pioggia di quattro mesi. Il clima, non è più un segreto, è cambiato».

Secondo una stima Coldiretti solo nel Lazio i danni causatidai cambiamenti climatici superano i 250 milioni di euro all’anno. Prima delle piogge di maggio gli agricoltori del litorale avevano dovuto fronteggiare due violente grandinate, in pochi minuti le coltivazioni di asparagi, carciofi e mandorle erano state danneggiate.

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