Città del Vaticano – Schermaglie a distanza tra i vescovi tedeschi e Roma. Al centro del contenzioso stavolta c'è la richiesta di istituzione di un consiglio sinodale permanente, un organismo che l'episcopato tedesco vorrebbe inaugurare al termine di questi tre anni di dibattiti nazionali sul bisogno di riforme della gente. Secondo la visione romana però questo progetto rischia di indebolire la potestà dei vescovi, entrando in terreni teologici e dottrinali.
Ancora una volta il cammino sinodale è fonte di preoccupazioni in Vaticano e foriero di incomprensioni.
La Chiesa di Germania vorrebbe prendere autonomamente decisioni su alcune questioni delicate, la cui competenza spetterebbe invece alla Chiesa universale, dal sacerdozio per le donne ai matrimoni omosessuali, per fare un paio di esempi. Dopo l'incontro che si è svolto in Vaticano a metà novembre, ora spunta questa lettera che dimostra quanto la tensione sia alta.
A spingere la Santa Sede a scrivere ai vescovi tedeschi è stata una lettera degli arcivescovi di Colonia, Augsburg, Passau, Regensburg ed Eichst del 21 dicembre 2022 in cui venivano poste domande sul ruolo di un nuovo organismo, il 'Consiglio sinodale'. Parolin ha replicato che l'autorità del vescovo non può essere messa in discussione da una nuova struttura.
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«È infondata la preoccupazione espressa nella lettera che un nuovo organismo possa ergersi al di sopra della conferenza episcopale o minare l'autorità dei singoli vescovi», replica Batzing. «Noto anche - aggiunge il capo dei vescovi tedeschi - che non abbiamo potuto assolutamente parlare con Roma del contenuto e degli obiettivi delle deliberazioni sinodali a tutti i livelli della Chiesa nel nostro Paese. La Santa Sede vede il pericolo di un indebolimento dell'ufficio episcopale, io invece vivo la consultazione sinodale come un positivo rafforzamento di questo ufficio».